Ventimiglia, raccolta fondi per il “bar dei migranti”: in tre giorni superati i 9mila euro

17 settembre 2018 | 17:18
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Ventimiglia, raccolta fondi per il “bar dei migranti”: in tre giorni superati i 9mila euro

Obiettivo: raggiungere 20mila euro

Ventimiglia. In tre giorni sono stati raccolti 9.169,00 euro da destinare al “Bar Hobbit”: il locale di via Hanbury gestito da Delia Buonuomo, soprannominata “Mamma Africa” per l’aiuto elargito ai migranti, che nel suo bar vicino alla stazione ferroviaria trovano un riparo, del cibo e hanno la possibilità ricaricare i loro telefonini. Una possibilità, è giusto ricordarlo, che avrebbero anche al Campo Roja, gestito dalla Croce Rossa a Bevera, e al vicino centro della Caritas diocesana, in via San Secondo.

Il bar, che da anni viene “snobbato” dai ventimigliesi, come ha più volte dichiarato la stessa titolare, rischia di chiudere. Per questo è stata lanciata una raccolta fondi online su GoFundMe: obiettivo della petizione è quello di raccogliere 20mila euro. Una cifra non impossibile se si pensa che in soli 3 giorni, da quando è partita la raccolta, si è raggiunta metà della cifra desiderata grazie a 292 donazioni.

“La storia di Delia inizia 3 anni fa, quando invita a entrare e offre un pasto ad alcune donne e bambini seduti sul marciapiede di fronte al bar. Da allora, grazie al passaparola, il bar è diventato un punto di riferimento per tutti i rifugiati che transitano da Ventimiglia, oltre che per i volontari e le organizzazioni solidali. Delia, soprannominata “Mamma Africa”, ha aiutato migliaia di persone in transito, offrendo vestiti, un pasto caldo, un abbraccio e un luogo accogliente a chiunque ne avesse bisogno”, si legge nel testo della petizione, “Ha distribuito scarpe, aiutato a decifrare documenti, assistito nella ricerca di alloggio, offerto pasti gratuiti a donne, bambini e a chiunque non può permettersi di pagare. Al bar Hobbit si possono caricare i cellulari e si può utilizzare il bagno (attrezzato di spazzolini, dentifricio, sapone, assorbenti e fasciatoio) senza obbligo di consumazione. I bambini hanno un angolo tutto loro, che Delia ha creato raccogliendo giocattoli usati. Il bar è spesso l’unico rifugio per i più vulnerabili, donne incinte, minori, vittime di tratta”.
La presenza dei migranti, però, avrebbe allontanato la clientela locale: “L’isolamento, la perdita della clientela e pressioni di vario genere hanno spinto il bar in una situazione economica sempre più grave. Delia non è più in grado di sostenere le spese ed è stata costretta suo malgrado a mettere il bar in vendita”, è spiegato.

Da qui la volontà di raccogliere fondi, per evitare che il bar possa chiudere e lasciare che i migranti, oltre alle strutture istituzionali, abbiano un punto di riferimento in città.

Il link della petizione: https://www.gofundme.com/solidarieta-per-delia