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Perché? Cosa si sviluppa nella psiche di una persona che tenta il suicidio

27 settembre 2018 | 06:59
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Perché? Cosa si sviluppa nella psiche di una persona che tenta il suicidio

E’ fra le principali cause di morte per le persone di età compresa tra i 15/44 anni

Il termine suicidalità comprende sia ideazione suicidaria che i comportamenti associati al suicidio. L’ideazione suicidaria consta dei pensieri connessi al suicidio e della pianificazione dello stesso.

Il suicidio si colloca fra le tre principali cause di morte per le persone di età compresa tra i 15/44 anni, insieme agli incidenti stradali e alle malattie cardiovascolari. I fattori di rischio per il suicidio sono caratteristiche che aumentano la probabilità di suicidio. Una suddivisione che condivido è quella che li raggruppa in fattori di rischio biopsicosociali, ambientali e socioculturali.

Nel primo raggruppamento troviamo la diagnosi di disturbo mentale, in particolare disturbi dell’umore, schizofrenia, ansia grave e alcuni disturbi di personalità. Il più diffuso è la depressione, la persona manifesta la perdita di speranza nei confronti di se stesso, del mondo e del futuro e la presenza costante di un sentimento di disperazione portando il soggetto a vedere nel suicidio l’unica strategia di coping possibile per fronteggiare il proprio dolore.

Un altro tipo di patologia che correla frequentemente coi futuri suicidi è il disturbo bordeline di personalità, spesso diagnosticato anche tra chi mette in atto comportamenti parasuicidiari, che manifesta con squilibri affettivi, rabbia intensa e comportamento impulsivo. L’impulsività non soltanto conduce ad un comportamento inadeguato ma sostiene anche una bassa tolleranza alla frustrazione e all’assenza di programmazione. Come dimostrato da studi scientifici la maggior parte dei suicidi sono dettati dall’impulsività, invece solo uno su quattro mostra di essere stato programmato.

Durante l’adolescenza spesso l’abuso di sostanze si trova in comorbilità con i disturbi depressivi, relazione che incrementa il rischio di compiere il suicidio. Infatti, abuso di alcol e droghe si rintraccia con elevata frequenza, sia tra coloro che compiono il suicidio sia tra quelli che mettono in atto comportamenti parasuicidari: si stima che il 25-33% degli adolescenti che compiono suicidio hanno una storia di abuso di sostanze. Altri fattori di rischio sono patologie medico gravi, precedenti tentativi di suicidio e la storia familiare di suicidio.

Tra i fattori ambientali ritroviamo la perdita di lavoro o perdite finanziarie; perdite relazionali o sociali mentre nei fattori socioculturali si evince la mancanza di sostegno sociale e senso di isolamento, lo stigma associato alla necessità di aiuto. In questo caso il paziente non accede alle cure psichiatriche perché ha paura di essere additato come “folle” sebbene le cure disponibili potrebbero assicurargli un buon controllo dei suoi disturbi che non hanno nulla in comune con la follia.

Tra tutte le motivazioni per il suicidio due sembrano essere comuni a tutti gli individui: la disperazione e il dolore emotivo travolgente. Il temperamento di ciascun individuo può essere determinante se associato ad alcuni eventi avversi. La maggior parte dei soggetti che compiono il suicidio impiegano armi da fuoco, l’impiccagione è il secondo metodo più frequente tra i maschi mentre tra le femmine è l’avvelenamento per ingestione di sostanze tossiche soprattutto overdose di farmaci.

Normalmente delusioni o sconfitte, sebbene vissute con dolore intenso, non mettono a repentaglio la vita. Soggetti instabili di fronte ad una delusione o ad un rifiuto possono non riuscire più a gestire il loro tumulto emotivo e mettono in atto un comportamento suicidario.

Il suicidio si può prevenire e la miseria umana può essere compresa. A noi spetta il compito di cimentarsi con le emozioni negative degli individui suicidari e di come trovare quel ponte immaginario che può condurci alla vera comprensione del loro dramma interiore.

Il trattamentosi basa su terapia farmacologica e un percorso di psicoterapia con obiettivo di riconoscere e a gestire schemi disfunzionali come la drammatizzazione degli avvenimenti che coinvolgono il paziente, la perdita di speranza per il futuro, che determinano profondi sentimenti di auto svalutazione o di auto-accusa. Il paziente impara a riconoscere il pensiero disfunzionale con uno più funzionale al suo benessere.

Dott.ssa Daniela Lazzarotti

www.danielalazzarotti.com

www.facebook.com/dottoressalazzarotti