Ragazza precipitata a Capo Nero, la famiglia lancia un appello: “Aiutateci a capire cosa è successo ad Alena”

3 agosto 2018 | 12:55
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Ragazza precipitata a Capo Nero, la famiglia lancia un appello: “Aiutateci a capire cosa è successo ad Alena”
Ragazza precipitata a Capo Nero, la famiglia lancia un appello: “Aiutateci a capire cosa è successo ad Alena”
Ragazza precipitata a Capo Nero, la famiglia lancia un appello: “Aiutateci a capire cosa è successo ad Alena”

“Se fosse stata soccorsa subito, forse ora non lotterebbe tra la vita e la morte”

Sanremo. Lotta tra la vita e la morte Alena Sudokova, la ragazza tedesca, residente a Kessel, in Germania, ma di famiglia russa, precipitata in un dirupo a Capo Nero dopo un’aggressione. E’ in un letto di ospedale con il bacino rotto e i polmoni collassati. I medici del Santa Corona di Pietra Ligure non sanno ancora se ce la farà. Ma la vicenda poteva avere un epilogo diverso se qualcuno l’avesse aiutata, quando lei, nella notte tra lunedì e martedì scorso ha urlato mentre veniva presa a schiaffi, strattonata e forse spinta giù per la scarpata che digrada sulla spiaggia da un tunisino 32enne, pregiudicato, irregolare in Italia, che con ogni probabilità la giovane non aveva mai visto prima. L’uomo, piantonato in ospedale, è indagato per tentato omicidio. Per lui il procuratore Barbara Bresci, titolare delle indagini insieme al procuratore capo Alberto Lari, ha chiesto la custodia cautelare in carcere.

“Se fosse stata soccorsa subito, forse ora non lotterebbe tra la vita e la morte”, dice Nadia, la segretaria della chiesa russa ortodossa di Sanremo che parla a nome della famiglia di Alena, ospite di padre Denis Baikov, “La gente chiama i soccorsi per gatti, cani e uccelli in difficoltà, ma quando sente e vede una ragazza che viene aggredita non lo fa. E’ incredibile”.
Il testimone oculare, un cittadino inglese in vacanza ad Ospedaletti, non ha allertato i soccorsi, ma il martedì mattina, quando ha visto i carabinieri effettuare un sopralluogo sul belvedere a lato dell’Aurelia, ha raccontato ciò che aveva visto e cercato, inutilmente per via del buio, di filmare con il telefonino. “Ho visto un uomo e una donna litigare. Lui spintonava la ragazza, la schiaffeggiava, poi l’ha presa per i capelli e l’ha messa sul muretto. Poi non l’ho più vista”. Perché non ha chiamato i soccorsi subito? Quanto tempo è passato dalla caduta della giovane, rimasta a terra esanime dopo essere precipitata per una settantina di metri, e i soccorsi, avvenuti intorno alle 8 di martedì?

Alena era arrivata a Sanremo lo scorso 23 luglio. Sarebbe dovuta ripartire il 31, giorno dell’aggressione, insieme alla sua famiglia: il padre adottivo, zio naturale che l’aveva adottata alla morte dei suoi genitori, la madre e i fratelli. 
La famiglia ha raccontato che con Elena erano stati insieme quella sera: “Con il bambino più piccolo, di circa 7 anni e il fratello più grande di 16 anni erano stati al parco giochi nelle vicinanze dell’ex carcere di Santa Tecla. Poi, intorno alle 21, mentre padre e fratelli avevano deciso di rientrare in camera, Alena, aveva deciso di stare ancora un po’ in giro”. Era l’ultima sera, per lei, a Sanremo. Voleva passeggiare per quella città dove forse non sarebbe più tornata. Dice al padre che vuole stare sul lungomare, nei pressi della chiesa russa, vicino all’ex stazione ferroviaria. Alle 4 del mattino, non vedendola ancora nella sua stanza, il padre l’ha chiamata. Lei ha risposto al cellulare: “Sto bene, arrivo subito, stai tranquillo papà”. Non è più tornata.

Continua Nadia: “La ragazza era robusta e sportiva. Si sapeva difendere e per questo motivo eravamo tranquilli, anche se usciva da sola”. E probabilmente la ragazza si è difesa: ha cercato con tutte le sue forze di opporsi all’aggressione del tunisino. Forse è stata lei, magari con un calcio, a rompergli le costole: forse il 32enne, trovato anch’egli riverso a terra, ma a circa duecento metri dalla ragazza, non è precipitato insieme a lei. Questo spiegherebbe la differenza abissale tra le condizioni dei due: lei, la cui vita è appesa ad un filo, lui sempre lucido e cosciente.

La famiglia di Alena ora lancia un appello a chiunque abbia visto la ragazza: “E’ necessario, anche per ragioni mediche, oltre che investigative, sapere quanto tempo è trascorso dalla caduta ai soccorsi. Sappiamo che secondo alcune testimonianze raccolte sul posto, il residence di Capo Nero, pare che qualche abitante abbia visto l’uomo steso a terra, forse anche la donna, ma che abbia fatto finta di niente, ritenendo che si trattasse di ladri o sbandati. I medici, tuttavia, devono sapere quanto tempo è passato dalla caduta ai soccorsi, per capire quanto inciderà la mancata ossigenazione del cervello”.

Alena è in coma. I suoi polmoni sono collassati e a tenerla in vita è la ventilazione artificiale. Le sue condizioni sono disperate. Ieri i medici l’hanno operata ad un femore fratturato in diversi punti: un’operazione ritenuta fondamentale per la sopravvivenza della giovane. Anche se sopravvivesse, comunque, rischia di riportare gravi danni cerebrali.
Il padre ha annunciato che in Germania contatterà un avvocato, uno dei docenti di Alena, iscritta alla facoltà di Giurisprudenza. Sconvolto dal dolore, l’uomo si è chiesto come mai polizia e carabinieri non abbiano carta bianca per fare pulizia a Sanremo dei tanti, pericolosi, sbandati e delinquenti che vivono in città.