Ventimiglia, nasce il Comitato “Salviamo i giardini Tommaso Reggio”

23 agosto 2018 | 12:19
Share0
Ventimiglia, nasce il Comitato “Salviamo i giardini Tommaso Reggio”

E’ formato dai 150 firmatari della petizione: “Ha lo scopo di fermare la scellerata idea, da parte dell’amministrazione ventimigliese, di voler abbattere 57 pini”

Ventimiglia. E’ stato costituito il Comitato “Salviamo i giardini Tommaso Reggio”. Fanno parte del Comitato i primi 150 firmatari della petizione change.org. La sede del comitato è istituita presso la Casa Comunale.

“Il Comitato ha lo scopo di fermare la scellerata idea, da parte dell’amministrazione ventimigliese, di voler abbattere 57 pini (pinus pinea) dei giardini pubblici di Ventimiglia, unico polmone verde della città rimasto ormai in piedi e unico possibile giardino di contatto con fiori e piante. Fermare la distruzione di quella splendida macchia verde che si poteva scorgere a ridosso del mare scendendo dalla città Alta.

Spiace dirlo, ma un’amministrazione che non ha a cuore il verde storico della città ed è incapace di mettere in sicurezza lo stesso verde rispetto ai rischi possibili portati dagli alberi è un’amministrazione fallimentare in partenza, giacché incapace di assumersi la minima responsabilità, distruggendo uno dei punti di forza per il rilancio turistico della città. Evocato sempre solo a parole, ma contraddetto dai fatti.

Si vuole forse fare turismo con una manciata di piantine di basso fusto e insignificanti come quelle evocate in sostituzione della distruzione annunciata? Anche in Piazza Coppo erano stati tagliati alberi ed era stata promessa la piantumazione di alberi rigogliosi peraltro con un falso rendering di come avrebbe dovuto diventare tale area.

Oggi è una squallida area con quattro alberelli insignificanti, delle brulle aiole massive. E nessuno la utilizza più.
A noi non interessa la speculazione politica, non interessa la polemica, non interessa la propaganda del Sindaco o di qualche assessore poco informato che copre dietro false informazioni o meglio, false soluzioni, la propria e continua incapacità di assumersi responsabilità. A noi in qualità di cittadini interessa la vita degli alberi. Interessa che a Ventimiglia sia salvaguardato un minimo d’idea di “città giardino”. Vadano questi “amministratori” a
vedere come hanno risolto il problema dei pini domestici nel principato di Monaco in Boulevard Albert 1er.

Strada dove parte il Gran premio e dove il loro taglio avrebbe aumentato le rendite urbane dei palazzi retrostanti. Anche lì i pini erano storti e pericolanti. Il Comune intende abbattere 57 pini sulla base di una perizia redatta da un agronomo qualificato. Ebbene andiamo con ordine a smontare questa affermazione faziosa e solo pretestuosa perché volta a far credere che l’unica soluzione sia abbattere oltre la metà degli alberi. Dopo, come detto, aver abbattuto gli alberi piazza Coppo, unico punto di ristoro estivo per le persone anziane e gli alberi di
via Gramsci e dopo aver tagliato ogni pianta che potesse assomigliare a una palma.

È mai possibile che a Ventimiglia ci siano tutti alberi malati? È mai possibile che il rischio di cadute degli alberi non possa essere affrontato razionalmente e nel rispetto dell’albero con una semplice messa in sicurezza?
Gli alberi possono sempre cadere in situazioni meteo eccezionali. Se per assurdo ai Giardini Hanbury cadesse un albero e la gestione degli stessi fosse ancora nelle mani del Comune cosa farebbe questa amministrazione? Abbatterebbe anche lì, sulla base di una perizia, tutti gli alberi?

A tutto concedere, la perizia parla solo di 29 pini in classe D (estrema), l’unica classe per la quale è possibile l’abbattimento degli alberi. Pertanto abbiamo già una deviazione d’interpretazione dell’amministrazione rispetto alla tanto evocata perizia dell’esperto. La volontà dell’amministrazione è, infatti, di abbattere 57 pini. Quindi, sappia il Sindaco e l’Assessore competente che rispetto agli altri 28 pini agirebbe in maniera illegittima anche
rispetto al documento in base al quale costoro si muovono, abbatterebbe difatti, n. 28 pini illegittimamente e, quindi, sarebbe in contrasto con l’art. 7 della legge 13/2010 per cui passibile di richiesta di risarcimento ai sensi dell’art. 18 della Legge 349/1986 oltreché punibile per reato di danneggiamento pubblico ai sensi dell’art 635 del Codice Penale. E in tale direzione, nel caso di abbattimento degli altri 28 pini, agiremo.

Di questi 28 pini, n. 5 pini peraltro sono perfettamente sani anche per la perizia e andrebbero abbattuti perché tagliando gli altri alberi sarebbero maggiormente esposti ai venti. Cari amministratori la forma è legge, per cui le perifrasi inutili non servono, solo per gli alberi in classe D il protocollo SIA prevede l’abbattimento e
la perizia individua in classe D solo 29 alberi.

Ricordiamo a questi politici che “amministrare” significa sorvegliare il buon andamento del bene comune preservandolo e conservandolo fin quanto possibile. Amministrare non significa “comandare” ed essere sordi a tutto e a tutti. Andiamo a esaminare ora la perizia. La perizia, occorre subito dirlo, è una perizia fissata da dei giudizi expertise. Non è una perizia scientifica e oggettiva. Sono affermazioni fatte sulla base di studi “presunti”, ma non allegati alla perizia medesima, derivanti da valutazioni individuali di esperto. La perizia esprime rischi di crollo degli alberi ma rimanda a prove di carico da effettuare “eventualmente”.

Come si può affermare un rischio di crollo se non si effettua la relativa prova di carico? Nella perizia non sono, infatti, allegate le certificazioni di stabilità fitostatica con la dimostrazione delle conclusioni drastiche a cui perviene del tutto “soggettivamente” il perito. S’informi l’agronomo, oggi, fortunatamente questo modo di eseguire le perizie è superato. La perizia non deve più basarsi su basi soggettive di “esperto”, ancorché laureato, ma occorre dimostrare scientificamente le proprie affermazioni con schede di analisi, studi e conclusioni oggettive (specie
nell’evocato VTA con una punta di presunzione). Chiunque deve poter leggere e saper leggere il perché di certe scelte e non affidarsi a un’opinione indimostrata di un esperto.

Non basta più essere iscritti a un albo professionale per essere un esperto. Un esperto è un soggetto in grado di saper dimostrare concretamente su basi scientifiche le proprie asserzioni. La perizia è, peraltro. sconfessata dai fatti rispetto agli alberi recentemente caduti. Il perito parla (lo ha fatto anche in conferenza stampa) di un apparato radicale insignificante (ma, ovviamente, non lo dimostra). Così fosse gli alberi abbattuti mostrerebbero un punto di rottura a livello radicale. Invece non è così, gli alberi caduti appaiono ben piantati nel terreno mentre ci sarebbe uno sfibramento appena al di sopra del colletto a dimostrazione che l’apparato radicale era robusto e ben piantato.

Tutta la perizia dell’agronomo, dopo un breve cappello accademico di spiegazione prelevata da internet su cosa sia il VTA (senza peraltro poi seguirlo e, probabilmente, nemmeno ben comprenderlo), è costellata da condizioni sospensive o avveramento di circostanze, dove l’unica cosa che emerge è l’incapacità di assumersi responsabilità circa la vita degli alberi. Il perito sembra dire: “per evitare ogni problema abbattete pure gli alberi, così non mi
assumo alcuna responsabilità professionale”. 

Potremmo noi, infatti, far fare un’altra perizia da un altro esperto che potrebbe parimenti dire che gli alberi sono tutti sani. Allora chi ha ragione? Ha ragione chi dimostra scientificamente le sue affermazioni e non le basa invece su opinioni soggettive. Magari da esperto, ma sempre soggettive. In ogni caso, di là di ogni polemica e sulla base di una ragionevole soluzione chiediamo all’Amministrazione di fermare il suo scellerato progetto di abbattimento degli alberi per sostituirli con alberelli insignificanti che renderebbero ancora più squallidi i nostri Giardini.

Chiediamo che la spesa prevista di ben 36.000 euro per il taglio siano allocati per l’elaborazione di un piano di sicurezza degli alberi presuntivamente malati. Tutto si può mettere in sicurezza, figuriamoci se non si riesce a mettere in sicurezza un albero. Poi, se questi alberi moriranno allora potranno essere rimossi nel rispetto e nella dignità degli alberi medesimi. Chi volesse formare la petizione può collegarsi a: bit.ly/ 2BEaots– spiega il neo comitato.