Un anno di attività della Caritas, 23 mila migranti in transito a Ventimiglia: 700 italiani in difficoltà estrema



Stamattina la presentazione dei dati sui servizi erogati nel 2017. Sabato la festa dei volontari
Ventimiglia. Numeri dietro ai quali si nascondo le difficoltà di altrettante persone.
Sono stati presentati questa mattina, nella sede della città di confine, i dati relativi ai servizi erogati nel 2017 dalla Caritas diocesana Ventimiglia – Sanremo.
“Sono informazioni che rappresentano l’attività quotidiana portata avanti da tutti gli operatori”, spiega il direttore Maurizio Marmo. “Vogliamo sottolineare che, nonostante l’impegno dedicato ai migranti in transito, siamo riusciti a mantenere tutti i servizi per i residenti”.
“E’ anche un’occasione per ringraziare tutti i volontari, da quelli storici a chi si è unito per aiutarci a far fronte alle emergenze e gli enti con i quali collaboriamo”.
Il dato numericamente maggiore è corrispondente alla voce migranti: 23.314 in transito a Ventimiglia, ai quali è stata prestata la prima assistenza composta di un pasto e del kit sanitario. Queste 23 mila persone hanno usufruito in media 2,4 volte dei servizi Caritas.
Sono invece 708 gli uomini e le donne italiani della provincia di Imperia che sono state aiutate nell’arco dell’anno scorso. Anziani soli sopratutto, persone con problemi psichiatrici, di dipendenze da alcol e sostanze stupefacenti, rimaste senza lavoro o che sono entrate nel circuito della microcriminalità. La media del loro ritorno in struttura è di 11,5 volte.
A questi si sommano circa 120 altri soggetti presi in carico stabilmente.
I tagli ai servizi sociali che hanno colpito i bilanci degli enti locali e dello Stato, hanno complicato ulteriormente la situazione di molti che, caduti in stato di indigenza, non riescono più a risollevarsi.
Se si vede la media dei passaggi, gli italiani, in particolare quelli soli – al contrario dei migranti che quasi sempre vogliono raggiungere il resto dell’Europa – soffrono della mancanza di reti di sostegno e sono ad alto rischio di rimanere senza casa.
Tornando ai numeri, l’infermeria e l’ambulatorio che offrono servizi in convenzione con l’Asl 1 imperiese, hanno offerto 510 visite.
Nel 2017, 2.181 volte il tetto delle strutture Caritas ha offerto un riparo per la notte.
Quasi 90 mila pranzi e sacchi viveri e 40 mila kit vestiario e igiene sono stati fortini dalla Chiesa di Sant’Antonio delle Gianchette, simbolo di accoglienza e delle frontiera che continuano a chiudersi.
Una parte importante dell’attività della Onlus legata alla diocesi, è stata incentrata sulle politiche educative: 98 persone accompagnate da un’equipe di educatori professionali a riemergere dalla crisi e ritrovare uno sbocco lavorativo e di reinserimento nella società.
Per quanto riguarda i migranti, il Centro di accoglienza straordinario che si trova al seminario di Bordighera ha offerto una prospettiva concreta ai richiedenti asilo di trovare un’occupazione temporanea. 5 sono state assunte, 2 hanno avuto accesso al servizio civile e 34 ad attività di volontariato.
Rimane il nodo casa: “L’Italia sta creando un popolo di senza dimora con i documenti – dice Christian Papino, coordinatore della Caritas Intemelia. “Quando le persone escono da Cas e Sprar non hanno lavoro e dimora. Per questo abbiamo pensato di farle rientrare tutte nel concetto di fasce deboli”.
L’ultimo capitolo è il corridoio umanitario, la via legale per scappare da guerra e fame, senza rischiare la vita su un barcone ed alimentare il mercato della ‘tratta’. Solo una famiglia eritrea è riuscita ad arrivare a Ponente con un biglietto aereo, partendo già con lo status di rifugiato quasi in tasca.
“Gravissimo che tra coloro che possono chiedere di accedere al corridoio umanitario non rientrino i cosiddetti migranti economici, un’ipocrisia visto che gli italiani storicamente sono espatriati in massa proprio per la stessa causa”, spiegano i due rappresentanti dell’associazione. “Se fornissimo maggiori canali legali, sottrarremo clienti ai trafficanti”.
Questo sabato, alle 18:30, presso la chiesa di Sant’Antonio, si terrà la festa annuale. “Beati i primi”, spettacolo teatrale frutto del percorso di un anno di attività, concerti e un rinfresco forniranno l’occasione per riunire i volontari in un momento conviviale. Sempre con l’attenzione rivolta alle persone che si trovano in difficoltà.
Nella chiesa simbolo delle Gianchette saranno anche esposte le fotografie sull’esperienza dell’accoglienza migranti.