Lo storico Gandolfo rievoca la prima rivolta dei Sanremesi contro la Repubblica di Genova

Ossia quella del 1639, a cui sarebbero seguite quella del 1729 e quella, ben più nota e gravida di funeste conseguenze, del 1753
Sanremo. Lo storico Andrea Gandolfo scrive: “Vorrei gentilmente rievocare per il vostro giornale quella che è stata la prima “storica” rivolta dei Sanremesi contro la Repubblica di Genova nel corso dell’età moderna, ossia quella del 1639, a cui sarebbero seguite quella del 1729 e quella, ben più nota e gravida di funeste conseguenze, del 1753. Anche quella del 1639 fu una rivolta che nacque per motivi di ordine fiscale e venne, come quelle che seguirono, duramente repressa dalle autorità genovesi. Ecco, dunque, una mia breve storia della rivolta sanremese del 1639:
Oltre ad emanare provvedimenti a favore del commercio locale, le autorità genovesi sottoponevano la popolazione sanremese anche ad un ferreo regime fiscale, che diventava anno dopo anno sempre più opprimente ed esoso. Nel 1638 il governo genovese decise senza preavviso di aumentare l’importo della gabella sul sapone, provocando immediatamente l’indignata protesta dei Sanremesi.
Il decreto infatti, oltre a contravvenire alle convenzioni in vigore, giungeva in un momento particolarmente difficile soprattutto per contadini e commercianti, che dovevano far fronte proprio allora alle conseguenze negative di una gelata degli alberi di agrumi verificatasi nel gennaio dello stesso anno, in occasione del raccolto dei limoni «di primo fiore», che costituivano la qualità più pregiata e quindi maggiormente richiesta sul mercato.
Il malumore dei cittadini per la nuova ordinanza sfociò poi in una vera e propria rivolta quando il 6 maggio 1639 giunse a Sanremo il commissario per le misure della Repubblica Alessandro Sauli per procedere alla pubblicazione dell’inviso decreto. Appena si sparse la notizia della presenza in città di Sauli, un folto gruppo di cittadini, armati di tutto punto, e nonostante piovesse a dirotto, si presentarono sotto le finestre dell’abitazione del commissario al grido di «viva San Giorgio!» e «fine al cattivo governo!». Alle grida seguirono tosto delle minacce all’indirizzo di Sauli, che fu salvato a stento da alcuni agenti e si vide costretto a promettere alla folla inferocita che il governo non aveva alcuna intenzione di applicare realmente l’odiata imposizione.
La reazione genovese giunse però puntuale poco più di un mese dopo, quando comparvero davanti al porto della città tre galee con a bordo sei compagnie di 500 soldati corsi, che sbarcarono a Sanremo il 13 giugno, iniziando subito ad attuare la feroce repressione ordinata dalle autorità genovesi contro i cittadini sanremesi che avevano cacciato il commissario Sauli. A capo della spedizione vi erano i due senatori Benedetto Viale e Gian Domenico De Franchi, che disposero immediatamente l’arresto di diciannove cittadini e la demolizione di una casa dei Boeri.
Parecchi di questi fermati furono quindi condannati a pene detentive e pecuniarie a seconda del loro coinvolgimento nella rivolta del 6 maggio dell’anno prima; tra gli altri un membro della famiglia Bestoso fu condannato alla multa di duemila lire e al bando di un anno, uno degli Anselmi a duecento lire, un Palmari al confino in Corsica per due anni, un De Andreis all’esilio per quindici anni, mentre un certo De Carli venne condannato ad essere frustato in luogo pubblico. I due senatori genovesi fecero anche condannare Gioffredo Gazzano ad una pesante multa in denaro, mentre a un Carbone vennero inflitti otto anni di galera, a un Pastorelli vent’anni e a un Balestreri la sanzione del beneplacito.
Purtroppo non mancarono nemmeno le condanne alla pena capitale, inflitte a due sfortunati cittadini, di cui non si conoscono i nomi, che vennero giustiziati a Sanremo il 27 luglio 1639 con l’accusa di aver avuto un ruolo particolarmente rilevante nella rivolta contro Sauli. La feroce repressione sarebbe cessata soltanto in seguito all’arrivo in città di alcune navi francesi, che catturarono una delle galee genovesi costringendo i due senatori a interrompere i processi e a ripartire alla volta di Genova con il resto della loro flotta”.