Lo storico Andrea Gandolfo ricorda l’artista sanremasco Giuseppe Ferrari

Fu autore anche di importanti volumi sulla storia della nostra città, tra cui il celebre Sanremo 500 secoli, oltre ad essere stato il primo presidente della Famija Sanremasca tra il 1957 e il 1961
Sanremo. In occasione del 114° anniversario della nascita del pittore, scultore, giornalista, scrittore e critico d’arte sanremasco Giuseppe, detto “Pipin”, Ferrari, che fu autore anche di importanti volumi sulla storia della nostra città, tra cui il celebre Sanremo 500 secoli, oltre ad essere stato il primo presidente della Famija Sanremasca tra il 1957 e il 1961, lo storico Andrea Gandolfo traccia un breve profilo biografico di questo illustre nostro concittadino:
Giuseppe Ferrari nacque a Sanremo il 19 luglio 1904 da Giovanni Battista e Bianca Sappia. Il padre, capo dell’ufficio telegrafico della città e discendente, da parte di madre, dall’illustre famiglia ponentina dei Palmari, lo avviò agli studi classici e al culto delle belle arti. Nel 1921, dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo-Ginnasio “G.D. Cassini” di Sanremo, si iscrisse all’Accademia Albertina di Torino, quindi all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, ove conseguì il diploma. Frequentò successivamente un corso di perfezionamento all’Accademia di Brera a Milano, dove fu allievo di Ambrogio Antonio Alciati, pittore di figura e ritrattista.
Nel 1921 presentò una sua opera, Ritratto, alla Iª Biennale Romana in occasione del Cinquantenario di Roma Capitale; nello stesso periodo frequentò anche un corso di scultura a Milano durante il quale strinse amicizia con Giacomo Manzù, mentre continuava a studiare musica, pianoforte e composizione. Nel 1927 rientrò a Sanremo a seguito della scomparsa del padre affiancando all’attività di pittore quella di giornalista. Iniziò allora a collaborare con «Il Secolo XIX» di Genova e «Il Resto del Carlino» di Bologna in qualità di corrispondente; fu anche critico d’arte per il settimanale locale «Au Pays du Soleil» dell’editore Vachieri di Sanremo.
Nel 1929 avviò una proficua collaborazione con «L’Eco della Riviera», che si sarebbe protratta per oltre un quarantennio. Dalle pagine del foglio matuziano egli seguì con uno stile vivace e appassionato le vicende della città fino alla vigilia della morte con spirito critico e attenzione partecipe, scrivendo tra l’altro brillanti cronache delle “prime” di manifestazioni musicali e teatrali del Casinò, di cui fu addetto stampa durante le gestioni Lurati e De Santis; disegnò anche i manifesti per l’Azienda di Soggiorno e Turismo, tra i quali una suggestiva cromolitografia per il “Carnevale 1929”.
Nel 1931 partecipò alla costituzione della “Famiglia Artistica Sanremese” dei pittori e scultori sanremesi per nascita e per elezione, insieme a M. Alberto Beltrame, Luigi Stracciari, Carlo Garino, Vincenzo Pasquali, Maria Teresa Serra, Filippo Salesi, don Angelo Rescalli, Riccardo Pollastrini, Amina Mestrallet, Gaetano Campagna, Franco Bargiggia, Giovenale Gastaldi e Angelo Malinverni. Con tali artisti fu presente alla “1ª Mostra d’Arte degli Artisti Sanremesi” allestita a Villa Ormond, che era stata acquistata l’anno precedente dal Comune di Sanremo. Nel 1933 assunse la segreteria del Comitato organizzatore e partecipò con sue opere alla “4ª Esposizione d’Arte e 1ª Provinciale” promossa dal Comune di Sanremo a Villa Ormond.
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, nel 1940, si arruolò volontario nell’Aeronautica; ferito gravemente, fu ricoverato per oltre sei mesi presso l’Ospedale Militare di Acqui Terme, rientrando quindi a Sanremo al termine della convalescenza. Nel 1942 si adoperò per evitare la fusione a scopi bellici del monumento a Garibaldi in corso Imperatrice, opera dello scultore Leonardo Bistolfi. Nel 1948, insieme al disegnatore, pittore e poeta Antonio Rubino, con il quale era legato da una fraterna amicizia, fondò il settimanale «Il Gazzettino della Riviera dei Fiori», che l’anno successivo avrebbe assunto il nome di «Gazzettone» e tre anni dopo quello di «Gazzetta di Sanremo».
Durante la campagna elettorale per le consultazioni amministrative del maggio 1951, il giornale di Ferrari e Rubino sostenne le liste “Nuova Sanremo”, “Sole e Fiori” e “Indipendenti”, e in quest’ultima si candidarono essi stessi, ma, anche se non riuscirono eletti, la loro lista raccolse 1.067 voti e portò in Consiglio comunale l’avvocato Carlo Bensa. Nel 1952 Ferrari partecipò poi alla fondazione del Sindacato Provinciale Artisti per conto del quale organizzò la mostra “I pittori della Provincia” nel Salone delle Feste del Casinò Municipale. Il 20 ottobre di due anni dopo, invece, alla morte di Franco Alfano, chiamato dalla figlia Nina, fermò nel gesso la maschera del maestro napoletano, al quale era legato da un’intensa amicizia.
Nel 1955 realizzò la mostra “Pittori della Riviera dei Fiori” e un convegno sul tema “Per l’Arte e la Cultura” al Casinò Municipale. Due anni dopo espose alla “1ª Rassegna d’Arte Matuziana” realizzata all’aperto in piazza Bresca, con stand dedicati ad ogni singolo artista. Sempre nel ’57 venne eletto presidente della Famija Sanremasca, costituita nel marzo precedente con lo scopo di valorizzare la cultura locale; mantenne tale carica fino al 1961, quando fu sostituito dal dottor Giovanni Guidi.
Nel 1958 gli venne assegnato il premio letterario “Terra mia” nell’ambito del “5 Bettole” di Bordighera per aver descritto e valorizzato gli usi e le tradizioni del Ponente ligure. Nello stesso anno vinse anche il premio dell’Ente Provinciale Turismo alla Mostra Nazionale d’Arte “Sanremo-Vetta” organizzata dal Comune di Sanremo a Villa Ormond. Nel 1959 divenne insegnante e vice preside presso il Collegio San Giorgio di Villa Magnolie a Sanremo. Fu inoltre perito calligrafo e d’arte per il Tribunale di Sanremo. Concorse anche a salvare dall’abbattimento la torre della “Ciapèla”, improvvisa iniziativa notturna compiuta nel dicembre del 1959, di cui non avrebbe in seguito nascosto la paternità l’assessore ai Lavori Pubblici Domenico Parodi.
Nel 1963 pubblicò presso l’editore Tacconis di Torino Sanremo 500 secoli, un’opera in due volumi in cui descrisse in modo piacevole e avvincente episodi e personaggi entrati nella storia della sua città natale. Due anni dopo diede invece alle stampe, sempre per i tipi dell’editore Tacconis, nella Collana di studi storici matuziani diretta da Nilo Calvini, Chiese antiche di Sanremo, in cui documentò in modo dettagliato la storia degli edifici religiosi della città. Nel 1970 scrisse poi i testi del volume Veja Sanremu, edito dall’editore Sabatelli di Savona, contenente cento caricature realizzate dall’illustratore sanremese Jean Buttin. Nello stesso anno ottenne il primo premio alla “5ª Mostra Internazionale d’Arte di Sanremo”. Morì a Sanremo il 15 agosto 1972 nella sua abitazione di Corso Mombello. Postuma è uscita la monografia Figure, ombre, ricordi, pubblicata a cura della Famija Sanremasca nel 1977, in cui Ferrari ha tratteggiato con il suo tipico stile alcuni personaggi caratteristici della Sanremo di un tempo, offrendo uno spaccato inedito della città tra Otto e Novecento.