Bordighera, dal “Giardino incantato” all’abbandono: il progetto del consigliere Farotto per dare lustro all’opera di Cammi

17 luglio 2018 | 13:17
Share0

Molte opere sono andate perdute, altre invece saranno restaurate e messe in mostra

Bordighera. Un Cristo in croce che digrigna i denti, in una smorfia di dolore tutto umano. Un cinese in bicicletta, con il cappello a punta e lo sguardo sognante. Un veliero dalle vele spiegate, che nonostante sia fatto di malta cementizia modellata su una retina di ferro, sembra quasi volare, leggero, sulla Terra. Sono alcune delle oltre cento opere del maestro Marcello Cammi che il presidente del consiglio Marco Farotto ha iniziato a catalogare in modo che possano trovare una sistemazione migliore di quella attuale. Lì dove sono state lasciate per anni, gettate a terra come cose vecchie di scarso valore, non possono e non devono più stare: è un imperativo categorico.

“Questo è un terreno di proprietà comunale in località Braie, a Camporosso e questa che vediamo è simile ad una fossa comune solo che anziché esserci dei cadaveri ci sono le sculture mutilate del maestro Cammi”, spiega Farotto.

Tre alluvioni e l’applicazione del piano di Bacino della Provincia per la messa in sicurezza dell’alveo del rio Sasso che sfocia in Arziglia hanno portato a questo “dramma”: “Quello che non ha fatto la natura”, dice Farotto, “Ha fatto l’uomo che ha mandato operai con le ruspe a rimuovere ciò che l’acqua non aveva ancora portato in mare. Ruspe che hanno triturato opere dell’artista bordigotto apprezzato in Europa e in America e dimenticato in patria”.

A Bordighera le opere di Cammi sono conservate in siti diversi: sei sculture si trovano nell’ex galleria del porto, trentacinque all’ex Esagono, il locale sottostante il Palazzo del Parco, e altrettante in una cantina di pertinenza dell’ex Chiesa Anglicana. Progetto di Marco Farotto e dell’amministrazione Ingenito è quello di raccogliere tutte le opere in un unico magazzino, restaurarle affidandole a mani esperte e poi inserirle in una mostra-percorso per ridare all’artista quella dignità e importanza che i suoi concittadini per molti anni gli hanno negato. 
“Un’idea sarebbe quella di metterle all’interno del giardino di Villa Regina Margherita”, spiega il presidente del consiglio. Un’idea per la quale Farotto si è battuto per anni, non riscontrando però mai l’appoggio della amministrazioni passate. “Devo dire grazie al sindaco Vittorio Ingenito, che si è rivelato molto sensibile a questo tema”, dice.

Marcello Cammi

“Autodidatta, scevro da ogni influenza artistica, Marcello Cammi era considerato un naïf anche se il suo primitivismo spaziava dall’espressionismo al surrealismo al metafisico”, spiega Farotto, per anni insegnante di arte al liceo e artista egli stesso, “Si potrebbe inserire in un’area che da Van Gogh e Gaugin arriva ad Orneore Metelli”.

Nato il 14 aprile del 1912 a Sanremo e morto tragicamente a Bordighera il 3 novembre 1994, Marcello Cammi fu amato soprattutto dagli stranieri. Critici e giornalisti internazionali avevano definito il suo giardino alla foce del rio Sasso come “l’ottava meraviglia del mondo”: “Una grande opera antropologica”, spiega Farotto, “Dove le varie civiltà, da quella africana a quella precolombiana, si trovavano in una sintesi armonica di primitivismo culturale”.

Marcello Cammi

A lasciare in eredità alla città di Bordighera le opere dell’artista, era stata la vedova di Cammi, Vittorina, morta nel 2005 nell’esplosione della propria abitazione in via dei Pescatori, nel quartiere dell’artiglia dove aveva vissuto la sua intera esistenza. Nessuno, però, ha fino ad ora fatto nulla (o quasi) per valorizzare l’arte del maestro nella sua città, Bordighera. Solo Farotto, nel 1993, era riuscito a renderlo felice, organizzandogli quella mostra tante volte promessa e mai realizzata.

Sempre con il cappello di lana in testa, il copricapo dei pescatori che indossava anche ad agosto, Marcello Cammi trascorreva le intere giornate nel suo studio-giardino, circondato dalle sue creazione, da quelle figure che popolavano il suo mondo, da quelle statue forgiate col cemento che sembravano vive. Lì riceveva visite da parte di molti, soprattutto francesi e tedeschi, interessati alla sua arte. Anche i bordigotti potevano addentrarsi in quel giardino incantato: un museo nato tra i canneti e gelosamente custodito da Cammi e dalla moglie Vittorina. Un museo spazzato via dall’alluvione e dalle ruspe, che oggi non esiste più. Ma che potrebbe tornare a rivivere grazie al lavoro di Marco Farotto.