Il parroco di Dolcedo alla sbarra per appropriazione indebita, rischia 2 anni e 8 mesi
I fatti risalgono al periodo in cui era a Ceriale e collaborava con la Caritas
Dolcedo. Al termine di una lunga e delicata indagine iniziata due anni e mezzo fa, oggi sono arrivate le richieste di pena per due sacerdoti che ai tempi operavano nell’ambito della diocesi di Imperia-Albenga.
Nei guai sono finiti don Renato Rosso, ex direttore della Caritas dal 2005 al 2012, e don Carmelo Licciardello al tempo parroco di Ceriale e attualmente parroco di Dolcedo: per loro l’accusa è di appropriazione indebita, malversazione ai danni dello Stato e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche per don Renato, e di concorso in appropriazione indebita di soldi destinati ad una onlus per le adozioni a distanza.
A fronte di questi reati, il pm Chiara Venturi ha chiesto una condanna di 4 anni per don Rosso e di 2 anni e otto mesi oltre a 700euro di multa per don Licciardello.
Gli ammanchi e sottrazioni ammontano, secondo l’accusa, a 78.000 euro in nove anni per le adozioni a distanza, ma soprattutto si parla di quasi un milione di euro prelevati da cinque conti della Caritas con operazioni ordinate da don Renato Rosso che si sarebbe anche trattenuto altri 32mila euro che erano stati messi a disposizione dalla Regione Liguria per l’acquisto di un camper mai comprato.
I sospetti su di lui riguardano anche le somme ricevute per lavori in un chiostro a Loano con rendiconti gonfiati o adattati e comunque non corrispondenti alla realtà delle spese sostenute effettivamente. Lunedì dopo gli interventi degli avvocati difensori, potrebbe arrivare la sentenza di primo grado.