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Garibizzo interrogato in carcere a Imperia: “Non volevo uccidere, solo essere ascoltato”

15 giugno 2018 | 16:12
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Garibizzo interrogato in carcere a Imperia: “Non volevo uccidere, solo essere ascoltato”

L’uomo ha detto di aver bisogno di un avvocato per alcune cause civili che sta affrontando

Imperia.“Non volevo uccidere nessuno, tanto meno un bambino. Avevo solo bisogno di essere ascoltato”. Si è giustificato così Nadhir Garibizzo, 59 anni, l’ex medico dell’Asl 1 imperiese in passato condannato a 12 anni dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano per omicidio e occultamento di cadavere della sua amante, avvenuto nel 2001, a Imperia, e arrestato la sera del 12 giugno, sempre a Imperia, per il tentato omicidio del figlio di 8 anni di una avvocatessa imperiese, Elena Pezzetta, che lo aveva difeso in passato per alcune cause civili.

Difeso dall’avvocato Andrea Artioli, Garibizzo è stato interrogato in carcere dal procuratore di Imperia Alberto Lari, dal sostituto procuratore Francesca Sussarellu e dal gip Anna Bonsignorio. Un interrogatorio iniziato poco dopo mezzogiorno e durato oltre due ore, nel corso delle quali l’ex medico ha spiegato il perché si fosse introdotto di soppiatto nella villetta in cui viveva la famiglia del suo ex legale.

L’uomo ha detto di aver bisogno di un avvocato per alcune cause civili che sta affrontando: in particolare per quella del prossimo 5 luglio, ma sembra che nessun legale voglia più difenderlo. L’ex medico ha raccontato di aver portato delle corde nella propria borsa “per legare il marito dell’avvocato, in modo che mi ascoltasse per forza se non lo avesse fatto spontaneamente” e intercedesse con la moglie per convincerla a difenderlo. Il coltello che aveva in mano, stando a quanto dichiarato, serviva per difendersi da possibili aggressioni.

Garibizzo ha poi negato quanto ricostruito dagli inquirenti, secondo i quali avrebbe puntato il coltello alla schiena del figlio dell’avvocato, sdraiato sul divano: “Non ho puntato il coltello alla schiena del bambino”, ha detto, “Sono scappato nella sua direzione perché era l’unica via di fuga in quella stanza stretta. Mai, però, gli avrei fatto del male”. La procura ha chiesto che Nadhir Garibizzo resti in carcere in attesa di processo, mentre il suo avvocato difensore ha richiesto i domiciliari. A decidere sarà il pm Bonsignorio.