Ansia, sogno, amicizia, cambiamento: la maturità raccontata da tre liceali di Sanremo
Manuel, Giulia e Martina mercoledì 20 giugno affronteranno il loro primo test d’ingresso nella vita adulta
Sanremo. Ansia, sogno, amicizia, cambiamento. Tutto questo è la maturità: un test d’ingresso alla vita adulta, il solo rito di passaggio rimasto all’epoca moderna. E poco importa quanto si dovrà studiare o con quanto si uscirà: la maturità è un traguardo, la fine di un ciclo intrapreso da bambini alti «appena 1 metro e 40» come Manuel e che si termina più forti di una «guerriera» come Giulia o ancora arricchiti da «legami speciali che ci porteremo dietro per tutta la vita» come per Martina.
Manuel Dedej, Giulia Sepe e Martina De Vincetiis, tre maturandi come tanti che mercoledì 20 giugno affronteranno il loro Esame di Stato. Un semplice compito in classe? Uno scoglio dall’apparenza insormontabile? Sì, entrambi. Ma anche «un banco di prova in cui mettersi in gioco e mostrare ai grandi e a noi stessi quanto siamo cresciuti, quanto abbiamo trasformato i nostri difetti e le nostre debolezze in pregi». E poi «un trampolino per tuffarsi nella quotidianità degli adulti e del lavoro, un’opportunità per cambiare e dare una svolta alla nostra vita».
Ecco cos’è la maturità per questi tre liceali di Sanremo che sui banchi del “Cassini” sono arrivati cinque anni fa (a eccezione di Giulia «che io a finire le superiori ce ne ho messi sette») e per cinque anni si sono cimentati fra versioni di latino e traduzioni dal tedesco («abbiamo scelto il linguistico perché crediamo che le lingue siano il solo passaporto nel mondo di oggi»). Al centro gli sconforti delle interrogazioni a sorpresa, dei quattro ingiusti («io avevo studiato tanto»), di «quel prof mi ha preso di mira», senza dimenticare (e come potremmo mai dimenticarcela?) l’euforia per quei voti altissimi e inaspettati, le soddisfazioni del «posso farcela veramente». E poi le delusioni dei primi amori, quelle dei genitori «che non riescono a capirci», degli amici che poi tanto amici non lo sono stati. Non è mancata tuttavia la fortuna di trovare veri alleati, compagni di banco «sempre lì a sostenerci, a darci conforto e a farci divertire».
Come la “sera dei 100” «perché è vero, la maturità era lontana ma già la respiravamo nell’aria. Lì forse abbiamo compreso davvero che stavamo raggiungendo uno dei traguardi più importanti della nostra vita, però l’abbiamo presa bene, eravamo con le persone giuste». E se ancora non tutti hanno le idee chiare sul futuro, come Martina, la più brava della classe, che «sono indecisa tra lingue e giurisprudenza», ora non ha importanza: «all’esame mancano pochissimi giorni e al momento giusto troverò anche io la mia strada».