Rivieracqua, la via d’uscita è il conferimento di Amaie, Provincia permettendo
In consiglio comunale la vicenda del consorzio pubblico. Amaie e Secom devono entrare nella società entro il 30 giugno 2018, altrimenti scatta il commissariamento
Sanremo. La relazione del presidente del consiglio di amministrazione di RivieracquaGian Alberto Mangiante, esposta nel consiglio comunale matuziano, convocato ad hoc su richiesta delle minoranze di centrodestra, è un pugno nello stomaco, trasparente ma duro.
“Quando siamo stati nominati abbiamo trovato una società che non c’è: senza sede, capitali e con investimenti da fare per 440 milioni di euro. Dallo studio commissionato all’ufficio di commercialisti Papone di Genova – ha spiegato Mangiante – il consulente ha evidenziato forti criticità in merito alla sostenibilità economica e finanziaria”.
Il vizio originale che contraddistingue la storia delle partecipate imperiesi, nate con poco e finite in un mare di debiti (Area24 e Fondazione Sinfonica per rimanere sul pezzo), ha colpito anche il consorzio pubblico. Dai dati a disposizione del Cda – non molti, alcuni sono sotto sequestro della magistratura – la situazione debitoria è di alcuni milioni di euro, quanti di preciso non è ancora possibile stimarlo, si vocifera di un totale di 10 milioni di sofferenze.
Il problema principale e che potrebbe bloccare il salvataggio, sta nel tentennamento dell’ente Provincia sul rilascio della concessione idrica. Sulla questione il consiglio si è dimostrato unito, da Berrino a Sindoni, fino al sindaco Biancheri, si sono detti perplessi, quando non allibiti, per il comportamento del presidente Natta. Il consigliere capogruppo di Sanremo al Centro più di altri non ha risparmiato dure parole nei suoi confronti: “Dobbiamo cambiare atteggiamento”.
Infatti come fanno ad andare dalle banche i due amministratori con poteri straordinari Mangiante e Rodi per cercare di ottenere un prestito ponte, se non sono sicuri nemmeno di poter continuare a gestire il servizio idrico?
Sul piano patrimoniale invece, qualche spiraglio per il conferimento del ramo idrico di Amaie si è intravisto. Ancora una volta dato dalle pressioni provenienti dal capoluogo. La Provincia, dopo aver impugnato la delibera del Comune con la quale si subordinava l’ingresso di Amaie in Rivieracqua al riassetto economico del consorzio in house, ha imposto il termine improrogabile del 30 giugno 2018, oltre il quale se non avrà luogo il conferimento, è disposta a chiedere il commissariamento alla Regione. Problema condiviso con l’altra partecipata pubblica senza più titolo per continuare a gestire il servizio, la Secom di Taggia.
“Non si può da una parte predisporre un percorso con dei tempi e nello stesso momento adottare degli atti che non rispecchiano le indicazione dell’assemblea e del consiglio di amministrazione”, ha tuonato Biancheri. “Ho fatto bene a ritardare l’ingresso di Amaie perché devo tutelare la mia partecipata e i suoi lavoratori. Non possiamo conferire l’azienda senza un minimo di garanzie”.
A norma del codice civile le strade percorribili sono due, hanno spiegato i tecnici: da una parte la liquidazione, ovvero il fallimento. Dall’altra la ricapitalizzazione, ostacolata però dal recente decreto Madia che vieta ai soci di ripianare perdite conseguite dalle proprie partecipate. Ostacolo forse insormontabile, ma che può essere aggirato. Come? Facendo entrare i rami d’impresa di Amaie e Secom nella società, quindi non i Comuni direttamente, e con il loro valore – una volta chiuso il concordato preventivo pendente con le ditte – provare ad essere credibili e aprire una linea di credito.
Il prossimo round si terrà quindi, nell’ufficio di Fabio Natta. Strappargli un impegno scritto sul rilascio della concessione è questione di vita o di morte. Il fallimento chiesto a gran voce dal sindaco Giacomo Chiappori di Diano Marina – al quale, per altro, è stato ricordato da Robert Von Hackwitz di Sanremo Attiva (decano attivista per l’acqua pubblica) e Mario Robaldo (Pd) che se la città da lui amministrata ha finalmente il collettamento con il depuratore di Imperia, deve dire grazie a Rivieracqua e al Comune di Sanremo – non è scongiurato del tutto ma, visti i sacrifici di Palazzo Bellevue e le conseguenze che avrebbe questo scenario (gara europea e arrivo del privato), un barlume di speranza, dettato dalla determinazione, parrebbe essere tornato a splendere.