Bordighera, ai domiciliari il capo barman del Cavetu: il locale ancora sotto sequestro

4 maggio 2018 | 12:49
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Bordighera, ai domiciliari il capo barman del Cavetu: il locale ancora sotto sequestro
Bordighera, ai domiciliari il capo barman del Cavetu: il locale ancora sotto sequestro
Bordighera, ai domiciliari il capo barman del Cavetu: il locale ancora sotto sequestro
Bordighera, ai domiciliari il capo barman del Cavetu: il locale ancora sotto sequestro

Scoperto spaccio di droga a ragazzini

Bordighera. E’ agli arresti domiciliari a Dolceacqua, a casa di un parente, Massimo “Cisco” Francisco, il capo barman del pub Cavetu arrestato dalla polizia lo scorso 27 aprile durante un blitz antidroga nel locale sulla spianata del Capo, ai piedi del centro storico di Bordighera.
Nel frattempo il pub, di proprietà del Comune, resta sotto sequestro preventivo, così come richiesto dal sostituto procuratore Alessandro Bogliolo, coordinatore delle indagini, in attesa che si pronunci il giudice per le indagini preliminari Anna Bonsignorio alla quale il pm ha chiesto la convalida del provvedimento. Ma è molto probabile che, in mancanza di un cambio di gestione o di destinazione d’uso che ne vieti l’apertura nelle ore notturne, il locale resti chiuso.

I fatti. Nel corso di un normale controllo amministrativo, uno dei tanti richiesti settimanalmente dal questore di Imperia Cesare Capocasa, gli agenti del commissariato di Ventimiglia della squadra dell’ispettore capo Alfredo Tiberi, avevano tratto in arresto il capo barman incensurato Francisco Massimo detto “Cisco”, 60 anni, nel cui armadietto erano stati trovati 200 grammi di marijuana suddivisi in bustine di cellophane da 5 grammi ciascuna: il “peso minimo”, secondo quanto ricostruito dalla polizia, acquistabile dai clienti alla cifra di 50 euro. Oltre alla droga anche 8500 euro, probabile provento dello spaccio.

Oltre a Francisco, altre cinque persone (il gestore Renato Frezza e quattro dipendenti) sono state denunciate a piede libero per l’attività di spaccio di stupefacenti. Il locale era sotto l’attenzione degli agenti da diverso tempo. Movimenti, passaggi, clientela venivano tenuti sott’occhio dalla polizia, anche perché erano diverse le segnalazioni che indicavano il locale come possibile centrale dello spaccio della droga, rivolto soprattutto a giovanissimi, tra i 15 e i 18 anni.