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Trasformare l’apprendimento della matematica in un gioco di società

4 aprile 2018 | 11:55
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Trasformare l’apprendimento della matematica in un gioco di società
Trasformare l’apprendimento della matematica in un gioco di società
Trasformare l’apprendimento della matematica in un gioco di società

Secondo gli esperti è possibile trasformare l’insegnamento della matematica in un gioco di società entusiasmante e divertente

La matematica non è un gioco…o forse sì? A quanto pare, e non senza una punta di sorpresa, i puristi e gli integralisti della materia propendono per una risposta affermativa. Ebbene sì, proprio coloro che fanno delle lezioni e/o delle ripetizioni di matematica il loro pane quotidiano sono i primi a perorare la causa della natura intrinsecamente ludica della loro materia, in barba a ogni tipo di ingessatura accademica.

La conseguenza più naturale di tale atteggiamento è lo sfruttamento di questo aspetto quasi ricreativo della matematica in ambito didattico. In altre parole: è possibile trasformare l’insegnamento della matematica – soprattutto se impartito ai più piccoli – in un gioco di società entusiasmante e divertente, senza con ciò depauperarne il contributo didattico? Gli studiosi del settore non hanno dubbi in materia, e adducono una serie di motivazioni decisamente ponderate e difficilmente confutabili. Di seguito vi proponiamo le tre più evidenti e meno suscettibili di discussioni, ma non è detto che siano le uniche.

1) Percorsi didattici specifici per ciascuno studente

Gli studenti, piccoli o grandi che siano, non sono tutti uguali. Ciascuno di loro – o di noi, quando ci siamo trovati a nostra volta nei panni di studenti – ha la propria sensibilità, le proprie inclinazioni, i propri interessi specifici. Di conseguenza, intercettare tutte queste istanze con una singola lezione frontale che, detta in parole povere, metta tutti d’accordo, è pura utopia.

Gli strumenti didattici più moderni per l’insegnamento della matematica in forma ludica e interattiva – sul modello dell’americano Matific – postulano la suddivisione delle classi in piccoli gruppi di lavoro formati da alunni che hanno manifestato interessi e abitudini comuni. Ciascuno dei gruppi sarà quindi impegnato nella risoluzione di esercizi/giochi specifici, pensati e proposti appositamente per il profilo caratteriale e cognitivo dei membri del gruppo. In questo modo, al docente non resterà che assumere il ruolo di tutor dei vari gruppi e accompagnarli nel percorso di risoluzione dei problemi che di volta in volta verranno loro sottoposti.

2) Aumentare il coinvolgimento degli studenti

In inglese si chiama gamification: vale a dire la rappresentazione di un percorso didattico come un gioco. Le ricadute in termini di coinvolgimento e interesse da parte degli studenti più giovani dovrebbero essere evidenti a chiunque. Ciò che ad alcuni sfugge è forse l’entità delle ricadute positive sui risultati.

Innanzitutto, gli studenti hanno la possibilità di lavorare su una materia alla loro velocità, senza imporsi tappe forzate che giocoforza lasciano per strada delle lacune – spesso molto vistose – nell’apprendimento. Inoltre, il fatto di non restare indietro nel processo didattico rafforza autostima e motivazione, e aiuta l’allievo a guardare alla materia – soprattutto una solitamente ostica come la matematica – come un compagno di giochi e non come un nemico pronto a umiliarlo.

 3) Ottenere valutazioni più precise e dettagliate

Un altro vantaggio di tale approccio alla matematica – soprattutto se supportato da software interattivi che riportano progressi e risultati conseguiti – è un maggiore livello di dettaglio nelle valutazioni. Il docente potrà visualizzare i progressi di ciascun allievo e al tempo stesso individuare le aree in cui è ancora necessario un intervento didattico – concetti poco chiari, tipologie di esercizi che risultano particolarmente impervi –, programmando interventi didattici mirati ed evitando, di conseguenza, di disperdere sia le energie dell’allievo che le sue. In questo modo, cambia anche l’obiettivo: non più la semplice valutazione alfanumerica del rendimento scolastico, ma l’ottimizzazione dello stesso sulla base delle oggettive capacità dell’allievo.

Ovviamente, la materia risulta ancora scivolosa, e malgrado alcuni progressi in tal senso siano stati già registrati sono ancora molte le controversie e le questioni sollevate in merito a quella che si configura come una rivoluzione copernicana nell’ambito dell’insegnamento della matematica (e non solo). Tuttavia, la strada sembra tracciata, e c’è chi è pronto a giurare che non passeranno molti anni prima che questa divenga il percorso ufficiale per entrare a contatto con il misterioso mondo dei numeri.