Sanremo, tra i reati un tentato omicidio col macete, ecco chi è Abdelhamid Salmane: il carcerato in fuga

26 aprile 2018 | 13:04
Share0
Sanremo, tra i reati un tentato omicidio col macete, ecco chi è Abdelhamid Salmane: il carcerato in fuga
Sanremo, tra i reati un tentato omicidio col macete, ecco chi è Abdelhamid Salmane: il carcerato in fuga
Sanremo, tra i reati un tentato omicidio col macete, ecco chi è Abdelhamid Salmane: il carcerato in fuga
Sanremo, tra i reati un tentato omicidio col macete, ecco chi è Abdelhamid Salmane: il carcerato in fuga

E’ scappato stamane dall’ospedeale Borea, dove si trovava per una visita

Sanremo. C’è in giro per la città un ncarcerato che sarebbe dovuto uscire di galera nel 2030 ed è caccia all’uomo. Un detenuto del carcere di Valle Armea è fuggito stamane verso le 9 dall’ospedale Borea, dove si era recato per una visita al pronto soccorso accompagnato dalla polizia penitenziaria.

Le ricerche di carabinieri e agenti della penitenziaria si sono concentrate nella zona della Pigna, il centro storico matuziano, dove l’uomo si sarebbe rifugiato, ma vengono battute anche altre zone, come il litorale e il Porto Vecchio. Il fuggitivo è un venticinquenne marocchino di nome Abdelhamid Salmane che deve scontare una lunga pena detentiva per tutta una serie di reati commessi, tra i quali un tentato omicidio, per un accoltellamento plurimo avvenuto a Genova (dove viveva) nel 2013. Era stato accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria al plesso ospedaliero sanremese insieme ad altri quattro detenuti per una visita medica programmata: un esame radiologico per sospetta TBC ed è stato questo stratagemma a consentirgli la via di fuga, in direzione corso Garibaldi, ancora ammanettato. Viene descritto dagli operatori del carcere come un personaggio turbolento, violento e riottoso.

“E’ vergognoso – tuona il sindacalista del Sappe Michele Lorenzo – che all’ospedale di Sanremo non ci sia ancora una zona attrezzata per ricevere i detenuti. Inoltre il numero di agenti che hanno potuto accompagnare i detenuti sono cinque. Calcolando la presenza dell’autista c’era un agente per detenuto ed è ovvio che una volta scappato, solo un poliziotto poteva inseguire l’evaso”.

I DETTAGLI DELL’ARRESTO A GENOVA DEL 2013

Nella notte del 16 marzo, in Via della Marina, nei pressi della fermata dell’ingresso della metropolitana “Sarzano Sant’Agostino”, un gruppo di quattro ventenni italiani, mentre si dirigeva a riprendere l’auto al termine di una serata trascorsa in un locale del centro storico, si era imbattuta in nell’arrestato che, accompagnato da un altro giovane nordafricano, allo stato non identificato, li aveva fermati con la scusa di una sigaretta, cercando poi di impossessarsi dei loro portafogli.

Alla reazione dei giovani, il giovane aveva estratto un grosso coltello da cucina (tipo macete) e con un fendente dapprima ne aveva colpito uno ad un braccio e immediatamente dopo un altro alla gola, riuscendo ad impossessarsi del portafogli di uno di loro per darsi poi alla fuga attraverso la scalinata che ricollega via della Marina a Piazza Sarzana.

I ragazzi, chiamati i soccorsi, erano stati accompagnati presso il Pronto soccorso dell’Ospedale San Martino, per le prime cure. Ascoltati da personale della squadra Mobile i quattro giovani hanno fornito una descrizione dei due nordafricani, dichiarando di essere in grado di riconoscere con certezza l’aggressore armato di coltello.

Acquisite anche le immagini delle telecamere di videosorveglianza site sul luogo dei fatti nonché nella direzione di fuga degli aggressori e nel centro storico, una attenta e scrupolosa analisi dei filmati ha consentito di accertare che i due giovani, dopo l’aggressione, avevano trovato rifugio in un palazzo sito in piazza degli Embriaci, dal quale uscivano poi nuovamente nel corso della nottata.

I servizi di polizia giudiziaria predisposti in quella piazza, nei giorni successivi all’evento, hanno consentito di individuare l’indagato che, oltre che corrispondere perfettamente alle descrizione fisio-somatiche fornite dalle vittime, indossava alcuni capi di abbigliamento e scarpe simili a quelli immortalati dalle telecamere al momento dell’aggressione.