Sanremo, dichiarazioni non veritiere del procuratore Cavallone: l’ex finanziere Anobile verrà risarcito per ingiusta detenzione

12 aprile 2018 | 11:03
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Sanremo, dichiarazioni non veritiere del procuratore Cavallone: l’ex finanziere Anobile verrà risarcito per ingiusta detenzione
Sanremo, dichiarazioni non veritiere del procuratore Cavallone: l’ex finanziere Anobile verrà risarcito per ingiusta detenzione
Sanremo, dichiarazioni non veritiere del procuratore Cavallone: l’ex finanziere Anobile verrà risarcito per ingiusta detenzione

Era stato arrestato arrestato nel novembre del 2011 per rivelazione del segreto d’ufficio

Genova. Un risarcimento da 58mila euro per ingiusta detenzione. E’ quello che i giudici della Corte di Appello hanno riconosciuto a Rocco Anobile: l’ex sottoufficiale della Guardia di Finanza, in forza alla Pg dell’allora Tribunale di Sanremo, arrestato nel novembre del 2011 per rivelazione del segreto d’ufficio. Passò poi un periodo di detenzione come misura cautelare. Misura Cautelare motivata dal fatto che il Gip aveva ritenuto veritiere le dichiarazioni dell’allora Procuratore della Repubblica Roberto Cavallone.

In sostanza l’accusa, sostenuta dal Pm Marco Zocco, nei confronti di Anobile si basava sul fatto che, il militare delle Fiamme Gialle, secondo Cavallone, avrebbe utilizzato il Re.Ge. della Procura (un archivio dati ad accesso limitato), senza permesso, per far sapere ad un amico se fosse indagato o meno. Cavallone, titolare del Re.Ge. aveva sostenuto (in maniera non veritiera secondo i giudici d’Appello) che Anobile non potesse accedere a quell’archivio. Il sottoufficiale è stato poi assolto nei tre gradi di giudizio.

Il nodo gordiano della vicenda rimane però quanto detto da Cavallone in fase istruttoria, tanto da convincere il Gip all’applicazione della misura cautelare nei confronti del luogotenente. Infatti, secondo quanto si legge in un’ordinanza della Corte di Appello genovese: “il giudice di merito ha accertato che il Procuratore della Repubblica di Sanremo, titolare del sistema (il Re.Ge. ndr), non aveva mai impartito quelle disposizioni restrittive sull’accesso al sistema che lo stesso affermava di aver impartito, sia nella “certificazione” offerta agli inquirenti, sia nella testimonianza resa in giudizio”.