Liguria, analisi del Jobs Act a tre anni dalla sua introduzione: esito positivo o negativo?

22 aprile 2018 | 12:07
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Liguria, analisi del Jobs Act a tre anni dalla sua introduzione: esito positivo o negativo?

Oggi si possono iniziare a raccogliere i frutti di ciò che è stato seminato e viene lecito chiedersi se questa riforma abbia effettivamente raggiunto gli obiettivi per cui era stata formulata

Liguria. Sono trascorsi circa 3 anni dall’introduzione del Jobs Act, una manovra riguardante il mondo del lavoro che ha visto la luce durante il discusso governo Renzi. Lo scopo della sua formulazione è stato quello di scuotere il settore lavorativo italiano e di dare un’occupazione ai fin troppi disoccupati in circolazione nel nostro Paese.

Oggi si possono iniziare a raccogliere i frutti di ciò che è stato seminato negli scorsi anni e viene lecito chiedersi se questa riforma abbia effettivamente raggiunto gli obiettivi per cui era stata formulata. Per rispondere a questa domanda ci siamo serviti dei dati emessi dall’Inps,riguardanti l’anno 2017, che mostrano come effettivamente il mondo del lavoro italiano stia vivendo una fase caratterizzata dal segno più, anche se ciò non è necessariamente sintomo di un segnale positivo.

Partendo dagli impieghi stagionali, possiamo osservare come il numero di occupati sia nettamente aumentato in Liguria, registrando un incremento di 4.002 posti di lavoro: nel 2016 erano 13.607 gli occupati, saliti a 17.609 nel 2017.

Registrano un segno più nella nostra regione anche i lavori a tempo determinato, con 111.833 assunti nel 2016, aumentati a 143.327 nel 2017, in questo caso si registra una crescita di 31.494 posti di lavoro a distanza di un solo anno solare.

Segno più anche per quanto riguarda gli apprendistati, nel 2016 erano 7.584 i lavoratori del settore, mentre sono saliti a 9.057 nel 2017, con una differenza complessiva di 1.473 posti di lavoro in più.

Veniamo ora al posto di lavoro più ricercato, a cui tutti ambiscono, giovani e adulti: il posto a tempo indeterminato. In questa categoria, purtroppo, si registra un segno meno che fa poco onore alla riforma, sono infatti calati del 12% i posti di lavoro, con un passaggio da 25.365 occupati nel 2016 a 22.316 nel 2017, sono 3.049 i posti di lavoro andati perduti. Se si confrontano i recenti dati con l’anno 2015, il calo appare ancor più impressionante: nel 2015 erano 2.007.449 gli occupati a tempo indeterminato in Italia, mentre oggi sono 1.175.104: un declino importante dopo una riforma nata per raggiungere l’effetto opposto.

Aumentano dunque gli occupati in generale, ma sono principalmente distribuiti negli impieghi di breve durata, ma i posti di lavoro che nella vita di una persona fanno effettivamente la differenza, ovvero quelli tempo indeterminato, calano vertiginosamente, impedento agli italiani di avere una sicurezza economica e di fare progetti come investire nell’acquisto di un’automobile o di fare un muto per un’abitazione per sé e per la propria famiglia.