Ventimiglia, quaresima come condivisione: oltre 50 persone, tra cui migranti, alla cena interreligiosa

18 marzo 2018 | 22:22
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Ventimiglia, quaresima come condivisione: oltre 50 persone, tra cui migranti, alla cena interreligiosa
Ventimiglia, quaresima come condivisione: oltre 50 persone, tra cui migranti, alla cena interreligiosa
Ventimiglia, quaresima come condivisione: oltre 50 persone, tra cui migranti, alla cena interreligiosa
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Ventimiglia, quaresima come condivisione: oltre 50 persone, tra cui migranti, alla cena interreligiosa

Vescovo Suetta: “Ciò che è sottratto a noi attraverso la penitenza è molto bello che venga condiviso attraverso la carità”

Ventimiglia. Oltre cinquanta persone, in maggioranza migranti eritrei e sudanesi, ma anche italiani indigenti, hanno preso parte alla seconda edizione della cena di beneficenza dal titolo “114 pizza e dolci quaresima 2018 Ramadan 1439”, organizzata dalla Co.re.is (Comunità religiosa islamica italiana), che si è svolta nella sala polivalente della Chiesa di Sant’Agostino, messa a disposizione dalla Curia.
Tra gli ospiti, oltre ai profughi accolti presso il seminario di Bordighera, anche decine di stranieri prelevati direttamente nell’accampamento abusivo sviluppato sotto il cavalcavia della strada statale 20, in corrispondenza di via Tenda. Soprattutto uomini, ma anche donne e minori, che dal greto del fiume sono stati accompagnati in auto dai volontari della Co.re.is. e operatori di Intersos fino al luogo dell’appuntamento.

Oltre a pizza margherita, focaccia e torta verde, durante la cena sono stati distribuiti dolci cucinati dalla comunità islamica “Fratellanza di Ventimiglia”, presieduta da Taki Hassan.

“E’ un’occasione di dialogo legato soprattutto all’aspetto religioso”, ha dichiarato il vescovo della diocesi di Ventimiglia Sanremo, monsignor Antonio Suetta, “Nel senso che tanto noi cristiani quanto i musulmani abbiamo in comune un itinerario che è contraddistinto dalla preghiera e dal digiuno. Per noi cristiani è la quaresima, ed è tempo di preparazione alla Pasqua, e per i musulmani è il ramadan. Questa iniziativa vede la partecipazione reciproca: in questo caso sono i musulmani che condividono con noi un momento di cena, così come noi poi facciamo in occasione del ramadan”.

“Ciò che è sottratto a noi attraverso la penitenza è molto bello che venga condiviso attraverso la carità”, ha detto sempre Suetta, sottolineando uno degli aspetti della quaresima cristiana, “Abbiamo potuto offrire un po’ di compagnia, un po’ di calore, umano e fisico, e un po’ di cibo a questi fratelli che tra tutti gli sfortunati che abbiamo in città sono i più derelitti perché, per ragioni diverse, sono all’addiaccio sul fiume Roja”.

Abu Bakr Moretta

“E’ un momento di dialogo interreligioso”, ha dichiarato Abu Bakr Moretta, presidente della Co.re.is. Liguria, “Un’occasione per condividere un momento rituale, per incontrarsi e riflettere sul valore del digiuno e dell’astinenza come possibilità di avvicinamento a Dio e come possibilità di elargire una misericordia che si manifesta nel donare un pasto ai poveri, ai rifugiati e ai migranti”.

Maurizio Marmo (Caritas)

Presente alla cena anche il responsabile della Caritas intemelia, Maurizio Marmo, che a margine dell’evento ha tracciato un bilancio sulla situazione dei migranti a Ventimiglia: “In questi ultimi giorni abbiamo registrato un calo di presenze dopo il freddo intenso delle scorse settimane. Il passaggio si è un po’ rallentato, ma sono senz’altro ancora numerose le persone che vivono all’addiaccio e che rifiutano l’accoglienza al campo della Croce Rossa”. “Il motivo principale di questo rifiuto è il controllo delle impronte”, ha spiegato sempre Marmo, “Che non è legato al fatto di volersi nascondere, ma al timore di non poter presentare una richiesta d’asilo in un’altra nazione europea. Nonostante siano già stati tutti presumibilmente identificati al loro arrivo in Italia, loro hanno paura di fare questa seconda identificazione”. A indurre i migranti a restare sul greto del fiume invece di recarsi al Campo Roja allestito a Bevera dalla Prefettura, potrebbero essere anche le false informazioni divulgate dai passeur ai migranti: “Sappiamo che ci sono i passeur che hanno l’obiettivo di guadagnare sulle persone accompagnandole in Francia”, ha spiegato Marmo, “Quindi ci sono anche informazioni non precise o falsità che inducono i migranti a non andare al campo”.