Vita di coppia: crisi e terapia

15 febbraio 2018 | 08:42
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Vita di coppia: crisi e terapia

Il momento della separazione è sempre doloroso, molte volte traumatico. Spesso, l’ultima strada per poter comprendere meglio, è rappresentata da un terapia di coppia che ha l’obiettivo di una possibile riconciliazione o serena separazione

Che cosa significa la fine di un rapporto? Significa soprattutto una destrutturazione, il crollo di un assetto psicologico che avevano lentamente costruito.

Durante l’arco della vita l’identità va incontro a numerose ristrutturazioni di cui le principali avvengono all’inizio dell’adolescenza, all’inizio della vita di coppia, alla nascita di un figlio, nel momento della separazione. L’incontro con l’altro e la decisione di convivere comportano una mediazione e una ristrutturazione dell’identità precedente allo scopo di permettere a due persone, vissute fino a quel momento separate, di vivere insieme. Al momento della separazione questo assetto, spesso faticosamente conquistato, viene sconvolto, soprattutto se uno dei due è rimasto ancorato a vecchi schemi e non si è reso consapevole o non ha voluto rendersi conto della realtà che cambiava.

I segnali di burrasca sono infatti assai precedenti l’annuncio di uno dei due di volere la separazione, tuttavia l’altro sostiene sempre che sono giunti improvvisi, inaspettati. Uno dei due evidentemente ha mantenuto intatta l’illusione d’amore. L’illusione non permette un corretto esame di realtà, ma induce a credere non solo nelle possibilità di realizzare attraverso il rapporto con quel partner e non con un altro tutti i propri bisogni di felicità. Le illusioni d’amore, inoltre, non sempre permettono un soddisfacente rapporto sessuale, e questo fin dall’inizio della relazione stessa, ma anche questo non basta a far capire al partner “bambino”che la sessualità soddisfacente è parte essenziale del rapporto odierno di coppia. Quasi sempre è la donna che si sottrae al rapporto chiedendo all’uomo di dimostrarle il suo amore, ma oggi, sempre più spesso, è l’uomo che, a causa dell’identità confusa per stress, dirada i rapporti sessuali fino a farli cessare.

La quotidianità, la difficoltà nel porre confini sicuri all’intimità o di entrare con l’altro in uno spazio intimo condiviso, la nascita di figli non programmati, gli orari e le fatiche del lavoro unite a quelle della gestione della casa, spesso impediscono ai sentimenti teneri di sopravvivere e lasciano aperto lo spazio della delusione e alla reciproca aggressività. Ritmi circadiani, la “sicurezza” raggiunta con la possibilità di usufruire di una propria casa e del letto matrimoniale, paradossalmente, abolendo la trasgressione e la clandestinità, il “pepe” di ogni tipo di rapporto, possono rendere il rapporto sessuale intrigante.

Le prime avvisaglie della crisi possono essere rimosse o negate, avvertite da uno o entrambi i partner e scatenate da motivi diversi. Il malessere, non sempre visto come legato ad entrambi, ma spesso attribuito solo al comportamento di uno dei due, preferibilmente l’altro, nei primi mesi e a volte nei primi anni è quasi sempre sopportato nella speranza che qualcosa cambi, ma a lungo andare provoca in uno dei due partner , e spesso in entrambi, un reale stato di infelicità connotato da irritabilità, depressione o sintomi psicosomatici. Quest’infelicità può esplodere a un tratto ed essere verbalmente denunciata attraverso litigi e accese discussioni, o sopportata, ma ugualmente espressa da lunghi silenzi. Generalmente, allo stato di guerra calda o fredda che sia si accompagna un diradamento dei rapporti sessuali. Assieme al deteriorarsi della comunicazione, può rappresentare, non solo per l’uomo, ma anche per la donna, la spinta verso una relazione adulterina la quale talvolta conduce verso la separazione. Il malessere, tuttavia, può apparire non solo quando la coppia si è formata sulla base di una collisione di bisogni o di un illusione, ma quando i partner non sono stati in grado di mantenere intatto quello spazio di creatività, di gioco, di magia, necessario all’amore e al rapporto sessuale. In questi casi non sempre la coppia si rompe perché compare all’orizzonte un nuovo e più desiderabile partner ma può farlo per stanchezza, conservando la speranza di potersi “rifarsi una vita”.

Il momento della separazione è sempre doloroso, molte volte traumatico. Spesso, l’ultima strada per poter comprendere meglio, è rappresentata da un terapia di coppia che ha l’obiettivo di una possibile riconciliazione o serena separazione, senza le conseguenti manipolazioni nei confronti del coniuge e dei figli. Durante il percorso di psicoterapia si prende consapevolezza delle loro emozioni e dei propri bisogni affettivi, spesso frustati, che generano comportamenti disfunzionali, e si impara ad apprendere nuove modalità di comunicazione che attraverso questa nuova convenzione di relazione dovranno trasformare in una nuova complicità ed equilibrio.

La psicoterapia di coppia ha l’obiettivo di trovare nuove e più funzionali modalità di ascolto reciproco, permettendo di superare la crisi, costruendo insieme una chiave di lettura per valutare e vedere in altro modo le divergenze. Condizione essenziale per intraprendere una terapia di coppia è la presenza di motivazione da parte di entrambi i partner. Anche nel caso in cui la finalità della terapia di coppia non sia quella di mantenere la coppia unita, può servire a capire quale sia la situazione migliore per quella coppia, anche se talvolta la soluzione migliore può essere proprio la separazione. Il percorso terapeutico viene indicato anche come supporto ad una separazione che con l’ausilio della stessa diviene meno traumatica.

Dott.ssa Daniela Lazzarotti

www.danielalazzarotti.com

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