Scajola: “Mi interessai all’asilo Matacena, non è reato”

Ascoltato in aula anche Paolo Pippione
Reggio Calabria. “Io non ho mai negato di essermi interessato a far ottenere l’asilo politico a Matacena, ma continuo a pensare che non sia un reato. Semmai una questione inopportuna, che non rifarei”. Claudio Scajola si dimostra sicuro. Parlando con i giornalisti in una pausa del processo a Reggio Calabria che lo vede imputato, l’ex ministro dell’Interno sembra convinto del suo assunto. Ma e’ proprio quell’interessamento – e non solo – che per il procuratore aggiunto della Dda reggina Giuseppe Lombardo costituisce la procurata inosservanza della pena con l’aggravante di avere favorito un’associazione mafiosa – il reato che gli viene contestato insieme alla moglie di Matacena, Chiara Rizzo – per avere aiutato l’ex deputato di Forza Italia a sottrarsi alla condanna a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Scajola, quando fu sentito in qualita’ di imputato, nell’ottobre scorso aveva negato di avere aiutato Matacena. “Ho solo aiutato la signora Rizzo”, disse spiegando che per la donna “avevo pena, condizione trasformatasi in trasporto con qualche sentimento”. Anche allora, comunque, aveva parlato del suo interessamento per l’asilo politico a Matacena che, secondo l’accusa, Scajola e la Rizzo volevano far trasferire da Dubai in Libano perche’ considerato un Paese piu’ sicuro per evitare un’eventuale estradizione. Tentativo finito in nulla di fatto perche’ Vincenzo Speziali, uomo d’affari calabrese che vive a Beirut dove e’ sposato con una nipote del leader cristiano-maronita Amin Gemajel, “aveva millantato credito e tutto era tornato ancora in alto mare”. Ed anche quel tentativo, si difese l’ex ministro, era stato fatto “attraverso i canali diplomatici” visto che, dopo che Speziali aveva prospettato la possibilita’ di far ottenere l’asilo a Matacena, “chiesi formalmente all’ambasciatore di farmi avere tutta la documentazione utile per presentare ufficialmente la richiesta di asilo”. Se questo interessamento possa configurare un reato, lo stabiliranno i giudici del Tribunale reggino. Oggi e’ stato sentita la testimonianza del funzionario ex Carige (banca di cui era vicepresidente un fratello di Scajola) Paolo Pippione, il quale ha affermato che l’ex ministro gli chiese se era possibile aiutare Chiara Rizzo spostando una somma di denaro. Pippione ha riferito che quando accerto’ che Matacena era stato condannato disse a Scajola che non era possibile e lui ne prese atto. E tra due settimane sul banco dei testimoni sara’ chiamato a sedersi il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che dovra’ deporre sui rapporti tra i vari protagonisti di questa vicenda all’interno del suo partito