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Scajola e i lavori a Villa Ninina, il pm Bogliolo chiede l’assoluzione

17 gennaio 2018 | 11:12
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Scajola e i lavori a Villa Ninina, il pm Bogliolo chiede l’assoluzione
Scajola e i lavori a Villa Ninina, il pm Bogliolo chiede l’assoluzione
Scajola e i lavori a Villa Ninina, il pm Bogliolo chiede l’assoluzione
Scajola e i lavori a Villa Ninina, il pm Bogliolo chiede l’assoluzione
Scajola e i lavori a Villa Ninina, il pm Bogliolo chiede l’assoluzione
Scajola e i lavori a Villa Ninina, il pm Bogliolo chiede l’assoluzione

Un processo durato sei anni con due giudici diversi

Imperia. Per l’ex ministro Claudio Scajola, a processo, per la ristrutturazione di “Villa Ninina”, la dimora sulle alture che era di proprietà della suocera e poi passata successivamente alla sua famiglia, costati poco più di 700 mila euro, il pm Alessandro Bogliolo, ha chiesto un’assoluzione perché il fatto non sussiste. Stessa posizione anche per l’altro imputato ovvero Ernesto Vento, legale rappresentante della ditta Arco che li aveva eseguiti. Nel dettaglio il pm ha chiesto l’assoluzione per Scajola e Vento perché il fatto non sussiste sullo sconto dei lavori e non luogo a procedere per intervenuta prescrizione sulla questione dei tempi di pagamento posticipati per gli interventi effettuati.

La difesa era sostenuta da Elisabetta Busuito per Scajola e Alessandro Moroni per Vento. Sul finanziamento illecito il magistrato ha fatto rilevare che il committente sapeva che la ditta era una società di capitali. “E il Vento era a conoscenza dell’incarico dell’imputato che ha ricevuto uno sconto e non sono stati pagati neppure gli interessi e quindi c’era stato un danno anche se dopo quattro anni tutta la somma era stata pagata. Il Vento forse non sapeva dell’esistenza di questo reato. Di certo il rapporto contrattuale del tutto anomalo”.

Scajola dal canto suo ha riferito che “con questa assoluzione sarebbe il quattordicesimo processo che finirebbe con un nulla di fatto. In particolare undici archiviazioni e tre assoluzioni”.

Il pm Alessandro Bogliolo nella sua richiesta di rinvio a giudizio aveva puntato l’indice sulle spese sostenute dalla famiglia dell’onorevole sospettando anomalie e spese gonfiate. “I lavori della ditta Arco erano iniziati nel 2004 – ha ricordato nella sua requisitoria il pm davanti al giudice Lungaro – In relazione alle somme versate per l’intervento della villa non rispecchiavano quelle effettivamente sostenute. Ma dalle perizie effettuate, tra l’altro, non si potrà mai dimostrare che vi sia stato un accordo e un effettivo risparmio di spesa del committente. I lavori, come gli aumenti di volumetrie da 370 metri quadri fino a 600 metri quadri dei locali, sono stati oggetto di indagine”.

Il pm ha ricordato che nella dimora erano stati effettuati interventi non solo di edilizia, ma anche di natura elettrica e idraulica. Eseguito anche una centrale fotovoltaica per la produzione di energia elettrica. Il pm ha anche fatto rilevare che “il modus operandi della ditta era anomalo e in particolare del suo direttore De Cicco che aveva interessi che tutto andasse bene sia per la ditta che per il committente che, abbiamo visto, era assai esigente. Non erano stati effettuati né capitolati d’appalto né contratti di affidamento dei lavori questo perché la società ha sempre lavorato così e con profitto. Sulle perizie effettuate dalle parti – ha precisato il pm – ci sono state divergenze sia sui costi dei materiali sia sulle valutazioni del prezziario. I lavori sarebbero dovuti costare un milione 152 mila euro, ma alla fine sono stati pagati per poco più di 700 mila euro, somma emersa dalla documentazione dell’Argo. Mancavano i contratti e lo stato di avanzamento dei lavori”.

Un processo, quello di Villa Ninina, che era iniziato con il giudice Lungaro, poi passato al giudice Leopardi e tornato al giudice Lungaro. Da precisare che nel corso dell’ultima udienza, prima della conclusione dell’istruttoria, l’ingegner Lorenzo Branca di Genova, consulente del giudice Caterina Lungaro ha redatto una stima dei costi sostenuti per i lavori di ristrutturazione di Villa Ninina, rilevando come le “operazioni contabili erano state corrette”.

Dunque non sarebbero emerse anomalie. “Tutta la villa così come il campo sportivo è stato ispezionato. Insieme al collegio peritale ci siamo spostati nella sede di Arco chiedendo di poter visionare i bilanci societari e soprattutto quelli relativi ai lavori effettuati nella villa. Sono stati esaminati i documenti contabili dal 2004 al 2011. L’obiettivo era quello di verificare sia le partite iscritte a bilancio che le fatturazioni. Ed abbiamo riscontrato la correttezza contabile di ogni operazione”. Il pm aveva fatto rilevare come “erano emerse delle difficoltà nella valutazione del costo effettivo della manodopera impiegata”.

Di diverso avviso l’ingegner Branca: “Tutte le somme sono allineate a quelle definite dal prezziario della Camera di Commercio. Abbiamo esaminato anche i costi della manodopera e pure quelli sono risultati regolari”.

Scajola aveva anche sostenuto di non aver mai avuto rapporti con la ditta Arco