Sanremo, via i fascisti dagli spazi pubblici. Condò di Rinnovamento Ponente: “Concentrarsi sui reali problemi della città, non sulle pagliacciate”
Il commento alla proposta del consigliere comunale Robert Von Hachwitz
Sanremo. Scrive Alessandro Condò, ex Coordinatore Provinciale di MSI-DN, ora di Rinnovamento Ponente: “Vorrei personalmente commentare ciò che è apparso oggi sulle principali testate on line locali, relativo alla proposta del consigliere comunale Robert Von Hachwitz (Sanremo Attiva-anche se sarebbe meglio dire Rifondazione Comunista) proposta dall’Anpi.
Dei crimini fascisti oramai sappiamo tutto o quasi, ma cosa sappiamo del lato oscuro della Resistenza , quello fatto di processi sommari, fucilazioni, fosse comuni e soldati uccisi sui letti di ospedale o prelevati dalle prigioni e freddati con un colpo alla nuca, di violenze e stupri ai danni delle ausiliarie e delle donne fasciste?
Poco, molto poco.
E delle motivazioni, non sempre nobili, che hanno portato i partigiani a coprirsi il volto e a imbracciare il fucile cosa ci è fatto sapere? Praticamente nulla.
Conosciamo tutti la triste vicenda dei 7 fratelli Cervi uccisi dai fascisti, ma quanti conoscono l’altrettanto dolorosa storia dei 7 fratelli Govoni, tra cui una donna, assassinati dai partigiani perché uno di essi vestiva la camicia nera?
Si ricordano giustamente le 365 vittime della strage nazista delle Fosse Ardeatine, mentre è stata rimossa dalla storia un’altra orribile strage, quella di Oderzo dove, a guerra finita, 598 tra allievi ufficiali e militi della Guardia Nazionale Repubblicana furono fucilati dai partigiani e gettati nel Piave dopo essersi arresi e aver deposto le armi.
Di vicende come queste la storia, quella vera, ne è piena. Non è mia intenzione fare la macabra contabilità dei morti, ma solo contribuire a sollevare quel velo di omertà che copre le malefatte dei vincitori e questo non per spirito di rivalsa, ma solo per amore di verità, perché solo riconoscendo gli errori del passato possiamo evitare di ripeterli in futuro.
Messi con le spalle al muro, i sostenitori della mitologia partigiana, dopo aver negato per sessant’anni i crimini della loro parte, ora ammettono, a bassa voce e con evidente imbarazzo, che “in effetti qualche errore e qualche eccesso effettivamente ci furono….però” e qui incomincia la solita stucchevole tesi di comodo secondo cui da una parte, quella partigiana, c’era chi combatteva per la libertà, mentre dall’altra parte c’erano i sostenitori della tirannide nazifascista.
Quindi, secondo loro, quei crimini sono pienamente giustificati dal fine. Se dovesse prevalere questa logica qualunque crimine, anche il più efferato, sarebbe giustificato. Dipenderebbe solo dalla potenza di comunicazione e dalla forza di persuasione di chi detiene il potere. Per motivi anagrafici non ho conosciuto il Fascismo e anch’io, come la maggior parte degli italiani, sono cresciuto a pane e resistenza avendo appreso la storia in maniera superficiale dai libri di testo, dai programmi televisivi e attraverso la cinematografia imperniata sui soliti luoghi comuni che vede i cattivi da una parte e i buoni dall’altra. Solo che non mi sono accontentato della verità ufficiale – quella scritta dei vincitori – e ho voluto approfondire le mie conoscenze.
Il risultato è stato che man mano colmavo i miei vuoti i dubbi aumentavano. Dubbi che a tutt’oggi nessuno è stato in grado di sciogliermi.
Il primo dubbio riguarda la definizione dei partigiani quali ”patrioti e combattenti per la libertà”. Obiettivo dichiarato di questi partigiani (dietro i quali, ovviamente c’era il Partito Comunista) – che lo ripeto erano la maggioranza e militarmente prevalenti – era quello di fare dell’Italia, una volta sconfitto il fascismo, uno stato comunista satellite dell’Unione Sovietica e di instaurare nel nostro paese la dittatura del proletariato. Non si capisce quindi su quale base logica e storica i partigiani si possano definire patrioti e combattenti per la libertà. Se l’Italia è oggi una Repubblica “democratica”, non è certo per merito dei partigiani, ma in virtù della divisione del mondo in due blocchi contrapposti decretata a Yalta nel ’45. Il secondo dubbio riguarda la definizione di “guerra di liberazione”, quando invece fu una classica e tragica guerra civile. I fascisti non venivano da Marte, erano italiani come italiani erano i partigiani. In quei lunghissimi 18 mesi la guerra non risparmiò nessuno, attraversò le famiglie e divise i fratelli.
La guerra è una realtà tragica e quella civile lo è ancor di più, in queste circostanze gli uomini tendono a perdere la loro dimensione umana per accostarsi a quella bestiale, per cui o stendiamo un pietoso velo e consideriamo tutti i morti uguali e rispettiamo gli ideali che animarono le loro azioni giusti o sbagliati che possano apparire, oppure la storia la raccontiamo tutta e per intero, senza reticenze e convenienze politiche.
Il terzo dubbio riguarda la modalità di lotta dei partigiani. Mentre i fascisti combattevano in divisa e a volto scoperto, inquadrati nelle divisioni dell’esercito della Repubblica Sociale Italiana o nelle varie milizie volontarie i partigiani, invece, pur potendo anch’essi vestire una divisa – essendo armati e finanziati dagli americani – e pur potendo combattere nell’esercito italiano di Badoglio secondo le regole di guerra, preferirono il passamontagna, i soprannomi e la tecnica del mordi e fuggi a base di attentati, sabotaggi e omicidi alle spalle.
Sono questi i dubbi su cui mi piacerebbe si sviluppasse un sereno dibattito, libero da pregiudizi ideologici e senza reticenze, finalizzato a capire la storia e non solo a celebrarla, come purtroppo avviene da oltre sessant’anni.
E invece oggi L’ANPI cosa fa?
Pensa a promuovere nei Consigli Comunali inutili iniziative che non fanno altro che accrescere la vergogna per tutto quello che hanno fatto, e per il quale vengono ancora indegnamente ricordati. Credo che il consigliere Von Hachwitz dovrebbe concentrarsi su quelli che sono i reali problemi della città, e non su queste pagliacciate. Ma fatemi e fateci il favore di farla finita”.