Sanremo, commercianti e consumatori sul piede di guerra per la tassa sui bioshopper

3 gennaio 2018 | 13:33
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Sanremo, commercianti e consumatori sul piede di guerra per la tassa sui bioshopper

Ancora confusione sui sacchetti biodegradabili ai banchi del mercato e nei negozi di alimentari

Sanremo. Non si ferma neanche nella Riviera dei Fiori la polemica sulla nuova tassa introdotta a partire dal 1° gennaio 2018 e che impone l’utilizzo e il pagamento dei bioshopper, i sacchetti biodegradabili che dovranno essere utilizzati anche per l’acquisto degli alimenti sfusi come frutta, verdura, carne, pesce, pane e altri alimenti.

La normativa non interessa solo i supermercati, ma anche negozi di alimentari, panetterie, macellai e pescherie.

Se però, i negozi delle grande distribuzione si sono già adeguati per tempo alla nuova normativa, posizionando cartelli e dando indicazioni sull’introduzione di questa ‘mini-tassa’, i piccoli commercianti e i cittadini sono stati colti alla sprovvista dall’arrivo dei nuovi sacchetti biodegrdabili e sono ancora tantissimi i negozi di alimentari che continuano ad utilizzare i ‘tradizionali’ sacchetti di plastica.

Al mercato annonario di Sanremo l’entrata in vigore della legge 123/2017 sui sacchetti biodegradabili, hanno riferito alcuni commercianti, non è stata neppure comunicata tramite circolari o avvisi.

In molti infatti, hanno lamentato di aver saputo dell’introduzione dei nuovi sacchetti solamente dai telegiornali o dal ‘passaparola’, altri hanno invece riferito di essere stati avvisati dal proprio commercialista riguardo all’introduzione della nuova normativa.

“Non ci è stato detto nulla e non è passata nessuna circolare, il commercialista ci ha avvisato che tutti i sacchetti devono essere battuti in cassa – hanno spiegato alcuni venditori – Il fatto è che il costo dei bioshopper può arrivare a oltre 5 centesimi di euro a seconda delle dimensioni del sacchetto e si scarica sul prezzo che il consumatore si ritrova a pagare. Per questo siamo assolutamente contrari a questo provvedimento”.

Alcuni banchi del mercato hanno invece ‘anticipato’ l’introduzione della normativa e già nei mesi scorsi si sono dotati dei sacchetti biodegradabili.

“Sicuramente è una scelta virtuosa e utile per l’ambiente – spiegano alcuni commercianti di un banco del pesce – noi i sacchetti biodegradabili li utilizziamo già da un po’ e non li facciamo pagare a parte perchè il loro costo, sebbene più alto dei sacchetti tradizionali, non incide in maniera significativa sul prezzo dei nostri prodotti; tuttavia per i commercianti di frutta e verdura il costo del sacchetto si riflette direttamente sul prezzo finale”.

Anche i titolari di negozi di alimentari si dicono contrari all’introduzione dei nuovi sacchetti e alcuni di loro hanno addiruttura invitato i propri clienti a portarsi borse e sacchetti da casa, così da non dover acquistare i bioshopper.

Nei supermercati, invece, l’introduzione dei nuovi sacchetti biodegradabili nei reparti di frutta e verdura non ha creato troppi disagi alla clientela anche se in molti hanno già pensato ad alcuni ‘escamotage’ per non ritrovarsi il costo dei sacchetti bio (circa 2 centesimi di euro) sullo scontrino.

Da chi promette di “etichettare-prezzare” i singoli prodotti per poi riporli sfusi nel carrello, a chi si dice pronto a portarsi borse, cestini e sacchetti da casa, la battaglia ai bioshopper si rincorre sui social.

Intanto, nei reparti ortofrutta di molti supermercati sono già apparsi avvisi e cartelli che invitano la clientela a “non utilizzare sacchetti diversi da quelli messi a disposizione nei reparti del punto vendita” o vietano di “usare un unico sacchetto per più prodotti diversi”.