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Perché rivolgersi a un centro cinofilo e a quale affidarsi

22 gennaio 2018 | 07:54
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Perché rivolgersi a un centro cinofilo e a quale affidarsi

Fare attenzione al metodo, fare domande ed evitare chi fa pacchetti tutti uguali è il minimo per salvaguardare il benessere del nostro amico a 4 zampe

Le persone oggi sono molto più sensibili di una volta al benessere del proprio cane e sono sempre in aumento quelli che decidono di frequentare un centro cinofilo e farsi seguire da un professionista per imparare.

Ma imparare cosa? Questa è la domanda che ci si dovrebbe porre prima di contattare un educatore, istruttore o addestratore.

La maggior parte chiama il primo che capita dopo una breve ricerca su internet e si affida. Molte volte, arriva al campo con il cane e quello che gli viene propinato è il classico pacchetto di tot lezioni (di solito 10), ad un prezzo fisso, dove il proprietario “impara” a far eseguire al cane i classici comportamenti: “seduto”, “terra”, “resta”, un po’ di condotta al guinzaglio e per i più evoluti la “rimessa al piede”, che poi a cosa mai servirà la rimessa al piede in un percorso base non riesco a spiegarmelo.

Tutti i percorsi sono uguali, indistintamente dal tipo di cane e dal proprietario. Stesse cose e stesso metodo (sorvoliamo su quale sia) per tutti. Se si è fortunati le lezioni sono individuali, altrimenti sono di gruppo, tanto non cambia nulla. Finito il percorso il proprietario, nella maggior parte dei casi e nella migliore delle ipotesi si accorge che il cane fa tutto quello che gli chiede quando sono al campo, ma la cosa bizzarra è che lo fa solo lì.

Nella peggiore delle ipotesi si ritrova il cane con più problemi di prima, stressato, che ha sviluppato sovreccitazione, fobie, paure e chi più ne ha più ne metta. Delusi dai risultati, decidono di riprovarci e quando arrivano da noi gli si apre un mondo! La cosa che ci dicono apprezzare maggiormente è la cura e l’amore che mettiamo verso ogni cane, come fosse il nostro.

Facciamo prima una accurata valutazione di tutto il gruppo sociale, cane compreso (può sembrare una battuta umoristica ma non lo è affatto), per poi studiare un percorso personalizzato nel quale il cane ha un ruolo, nel quale si insegna al proprietario non solo a guardare il cane, ma a guardarlo con gli occhi del cane, dove si insegna a riconoscere e rispettare i suoi stati emotivi e dove si insegna al cane a pensare e non a diventare un burattino.

Questa storia accade purtroppo ancora troppo frequentemente ma, sia ben chiaro, è pieno là fuori di ottimi professionisti a cui ci si può affidare tranquillamente ma fare attenzione al metodo, fare domande e evitare come la peste chi fa pacchetti tutti uguali è il minimo per salvaguardare il benessere del nostro amico a 4 zampe.

Dottoressa Marzia Massocco
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