Passeur per solidarietà, la Procura presenta ricorso in Appello
L’attivista era stato arrestato dai carabinieri in flagranza di reato
Imperia. La Procura ha presentato ricorso in Appello contro la sentenza di assoluzione (perché il fatto non costituisce reato) che era stata pronunciata dal tribunale di Imperia per Felix Croft, il di Nizza, arrestato dai carabinieri. Il pm Grazia Pradella lo aveva preannunciato subito dopo la sentenza.
La storia di Croft è nota: a bordo della sua auto cercava di trasportare cinque persone di nazionalità sudanese tra cui una donna al sesto mese di gravidanza in Costa Azzurra prima di raggiungere la Germania. Un’azione “solidale”, come lui stesso aveva definito, conclusa con le manette ai polsi fatte scattare dai carabinieri di Ventimiglia.
Lui, uomo libero, continua a credere che quello che ha fatto era del tutto normale. Ma non la pensa allo stesso modo la Procura sostenuta dal pm Grazia Pradella che sostenendo l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ha chiesto una pena di 3 anni e 4 mesi, oltre ad una multa di 50mila euro.
Il verdetto pronunciato dal collegio del tribunale presieduto da Donatella Aschero resterà alla storia. Di fatto è la prima volta che un cittadino francese viene giudicato da un tribunale italiano per quello che è stato definito dai compagni di Croft un “reato di solidarietà”.
Lo stesso attivista nizzardo non si è mai pentito di quello che ha fatto l’estate scorsa, era il mese di luglio e lo ha ripetuto anche oggi. “Fino a quando gli Stati non si prenderanno cura di queste persone, è un dovere continuare ad aiutarle: penso sinceramente che quando la solidarietà si scontra con le leggi, sia l’umanità a dover prevalere”.
Croft, nato in Francia da padre americano e da madre francese di origini italiane, da mesi sostiene la sua teoria: “Anche la nostra è una storia di migrazione e io ho agito secondo quelli che restano ancora i principi fondativi della nostra società, ovvero libertà, uguaglianza e fraternità. Ma anche rispettando l’articolo 1 della Convenzione di Ginevra e degli articoli 13 e 14 della Dichiarazione universali dei Diritti dell’Uomo”.