Imperia, sequestro piscina comunale Cascione: “Nessun contratto con ditte di pulizia”, indagini su possibili casi di legionella
La mancanza delle piastrelle dal fondo della vasca rendeva impossibile la sanificazione
Imperia. Dopo il clamoroso sequestro della piscina Cascione scatta la seconda fase dell’inchiesta, la più difficile e delicata: quella che rivelerà se i valori altissimi di legionella pneumophila riscontrati in diversi ambienti della piscina comunale Felice Cascione abbiano o meno contagiato gli utenti. Per i riscontri, il procuratore aggiunto Grazia Pradella, titolare dell’indagine, e il vice Francesca Sussarellu, dovranno accedere alla banca dati regionale che contiene registro delle malattie infettive. Ma non è escluso, visto che l’impianto è utilizzato anche da atleti provenienti da tutta Italia e non solo, che l’inchiesta possa allargarsi e interessare altre regioni.
Il reato contestato, al momento ad ignoti, è pesante: disastro ambientale colposo. E proprio per salvaguardare la salute pubblica la procura di Imperia ha disposto il sequestro della piscina. Un provvedimento d’urgenza che ora il gip dovrà decidere se convalidare o meno. Le carte, però, parlano chiare: la relazione del dottor Carlo Canossa, direttore del dipartimento prevenzione dell’Asl di Genova, è allarmante. “Da quanto constatato durante il sopralluogo si ritiene che l’impianto natatorio sia condotto in maniera non adeguata a garantire le condizioni minime di igiene, salubrità e sicurezza previste dalla vigente normativa generale e di settore, per chi ne usufruisce sia come utente che come lavoratore”, si legge nelle sue conclusioni, “Inoltre l’impianto si presenta carente nei requisiti minimi strutturali ed impiantistici, dovuti ad interventi di manutenzione non idonei o non correttamente eseguiti, in parti essenziali del complesso, quali ad esempio il fondo della vasca principale, privo per una parte significativa di piastrelle”.
Una mancanza di igiene pressoché totale, aggravata da un’inspiegabile carenza documentale per quanto concerne le modalità di pulizia della piscina. Dalle indagini, infatti, che non siano mai stati stipulati contratti di pulizia, né che sia mai stata fatta una valutazione del rischio legionella.
Nel corso del sopralluogo effettuato dagli esperti è risultato che l’impianto, di proprietà comunale e gestito dalla Rarinantes, è in condizioni di igiene molto precarie con piastrelle del fondo della vasca staccate e mai risistemate, oppure “appiccicate” con lo stucco in modo approssimativo tanto da rendere impossibile l’intervento di igienizzazione della piscina. Ruggine sugli armadi a bordo piscina contenti attrezzature sportive, macchie scure non meglio identificate vicino alle docce e in altri locali. Presenze inammissibili in un impianto aperto al pubblico e dunque a migliaia di persone, dai bambini in tenera età fino agli anziani.