Assolto Bagnasco, presidente fondazione Pompeo Mariani: era stato accusato di appropriazione indebita dalla vedova di un collezionista d’arte

8 gennaio 2018 | 13:54
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Assolto Bagnasco, presidente fondazione Pompeo Mariani: era stato accusato di appropriazione indebita dalla vedova di un collezionista d’arte

Il fatto non costituisce reato

Imperia. E’ stato assolto perché il fatto non costituisce reato, Carlo Bagnasco, l’esperto d’arte presidente della Fondazione Pompeo Mariani che ha sede nel centro storico di Bordighera, nella villa dove visse e lavorò l’artista lombardo di cui la fondazione porta il nome. Bagnasco era stato accusato di appropriazione indebita dalla vedova di un collezionista di opere d’arte.

Una vicenda che è arrivata oggi al capolinea davanti al giudice monocratico Laura Russo che ha pronunciato la sentenza di assoluzione per l’imputato. La volta scorsa, al termine della sua requisitoria, il pm aveva chiesto per Bagnasco una condanna a due anni di reclusione e il pagamento di una multa di 500 euro.

La storia inizia nel 2008, quando Germana P., la vedova di un collezionista di opere d’arte e antichità, si rivolge a Bagnasco per vendere alcune opere. 
 Stando a quanto ricostruito in aula, l’anziana aveva ricevuto in eredità dal marito defunto una serie di opere, tra cui tele di valore degli artisti Bernardino Strozzi e Giovanni Benedetto Castiglione (“Il Grechetto”) e si era rivolta, su suggerimento di un avvocato di Genova, città in cui vive, proprio a Carlo Bagnasco perché vendesse questi beni. Il rapporto di grande fiducia tra l’imputato e la parte civile, però, si interrompe nel 2011 quando la signora Germana decide di tornare in possesso di alcuni beni e quando lo stesso esperto d’arte chiede di essere pagato per il proprio lavoro di consulente.

A sottoscrivere la richiesta di condanna formulata dal pubblico ministero era stato il legale della donna, l’avvocato De Bernardi del foro di Genova, che aveva precisato come nonostante le richieste e le diffide inviate al perito per riavere indietro le proprie opere, non sia mai più rientrata in possesso di una serie di diciotto disegni (su un centinaio di oggetti) del valore dalla stessa stimato intorno ai 150mila euro, tanto che nel 2012 a Villa Mariani si recarono anche i carabinieri di Bordighera. “E’ oggettivo il rapporto di assoluta fiducia che intercorreva tra i due”, aveva precisato l’avvocato della parte civile, per spiegare il motivo per cui non esiste una lista dettagliata dei beni presi in consegna da Bagnasco.

Proprio la mancanza di un elenco dei disegni di cui l’esperto si sarebbe appropriato in maniera indebita è una delle motivazioni sulle quali verte la difesa di Bagnasco, assistito dai legali Giannelli e Mancaluso. Nella sua arringa di oltre un’ora, l’avvocato Giannelli la volta scorsa aveva smontato la ricostruzione fatta dal collega della parte civile, puntando il dito contro la settantenne genovese che a suo dire, in almeno un’occasione, avrebbe mentito nel corso del processo durante il quale ha reso una testimonianza definita dal legale “scarsamente attendibile”. Ad esempio, quando venne chiamata a descrivere i disegni che Bagnasco le avrebbe sottratto, la donna ha dichiarato “rappresentavano figure”. Una descrizione, dunque, sulla base della quale il tribunale difficilmente può comprendere di quelli opere si tratti.

Sulla vicenda, infatti, si era già espressa anche la sezione civile della corte di Cassazione che ha imposto a Bagnasco la restituzione dei disegni. Una sentenza, questa, “mai eseguita perché ineseguibile”, l’ha definita il legale dell’esperto d’arte che ora ritiene inammissibile la costituzione della parte civile nel procedimento penale a carico di Bagnasco.

Poco chiaro anche l’accordo che le due parti avrebbero preso e il ruolo stesso attribuito a Bagnasco: “Avrebbe dovuto solo vendere i disegni o eseguire una perizia per poi cercare gli acquirenti?”. Non sembrano esserci certezze, inoltre, sulle modalità del trasferimento degli oggetti dalla casa di Germana P. a Genova alla villa di Bordighera dove risiede Bagnasco. Mentre l’anziana nel corso dell’istruttoria aveva dichiarato che Carlo Bagnasco l’aveva raggiunta nel capoluogo ligure per recuperare le opere, l’avvocato che aveva fatto da intermediario tra le parti, ascoltato come testimone aveva invece asserito di aver portato egli stesso gli oggetti a Bordighera. L’avvocato aveva inoltre richiesto una perizia grafologica della scritta sull’involucro di carta che avvolgeva i disegni consegnati a Bagnasco e sui quali si legge “meno quattordici per villa”: la proprietaria dei beni aveva affermato che non si tratta della sua calligrafia, negando che fosse rientrata in possesso di parte delle opere temporaneamente cedute, come invece aveva sottolineato l’imputato.