Rivieracqua, i Comuni chiamati a ripianare oltre 4 milioni di debiti, il rischio dire addio all’acqua pubblica
Si va alla prima udienza davanti al tribunale fallimentare senza l’approvazione del piano finanziario
Sanremo. Come se fosse il finale di stagione di una fiction, è attesa quella che potrebbe essere l’ultima puntata di Rivieracqua.
All’ordine del giorno della prossima assemblea (quella prevista per questa mattina – lunedì 18 dicembre è stata rinviata) il voto sul contributo che i Comuni si erano impegnati a pagare per ripianare i circa 4 milioni e 900 euro di debiti, lasciati dalle singole gestioni municipali acquisite dal consorzio pubblico.
Ammanco che i primi cittadini soci avevano promesso di garantire, siglando una convenzione approvata dalla Provincia.
Quando i comuni avevano dichiarato a Rivieracqua i loro differenziali storici tra ricavi e costi, la somma complessiva ammontava a 4milioni e 356mila euro. Debiti che sono finiti dritti nella pancia dell’azienda pubblica e che potrebbero trascinarla a fondo.
Si perché una mole del genere di passività stava in piedi quando c’erano tante piccole gestioni, quelle a cui i sindaci tenevano e che volevano dire, per i loro concittadini, tariffe dell’acqua piuttosto modeste rispetto alla media nazionale.
Alla luce dei dati dello studio presentato nella scorsa assemblea, si capisce com’è che stavano in piedi le moltitudini di acquedotti sparsi per l’ambito idrico: passività colmate con risorse della spesa generale, quindi con soldi recuperati da altre imposte comunali.
Il fatto che il debito di Riviearcqua ad oggi sia quantificato in 4.900.000 dimostra, leggendo sempre i dati presentati dallo studio, che il debito del gestore unico è sostanzialmente più contenuto, visto che se i Comuni versassero quanto si sono impegnati a fare la differenza sarebbe di soli 600.000 euro.
Confermeranno i sindaci gli impegni presi con la Provincia? E chi non è ancora entrato in società (quindi non tenuto a contribuire) ci metterà qualcosa? Il sindaco Capacci l’aveva dichiarato, a patto di arrivare ad una più equa distribuzione del debito.
Il nuovo Cda guidato da Gian Alberto Mangiante dovrà presentarsi domani alla prima udienza davanti al giudice fallimentare. Anche se è stato chiesto un rinvio tecnico, rimane il problema di dover dimostrare la solidità finanziaria dell’ente che è stato chiamato ad amministrare.
Il sindaco Alberto Biancheri, che coordina i lavori dell’assemblea, aveva lanciato il suo monito: “Se gli impegni non saranno rispettati, chiederò al consiglio comunale di sospendere l’ingresso di Amaie in Rivieracqua.”
La questione non riguarda solo il futuro dell’acqua pubblica in provincia, ma anche quello di dipendenti e fornitori.