Patrizia Gervasi, da atleta dell’Archery club Ventimiglia ad arbitro Fitarco: “Sono la prima donna a farne parte”

7 dicembre 2017 | 10:31
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Patrizia Gervasi, da atleta dell’Archery club Ventimiglia ad arbitro Fitarco: “Sono la prima donna a farne parte”

La sua passione per il tiro con l’arco è iniziata nel 2006, ora fa parte della commissione degli ufficiali di gara

VentimigliaPatrizia Gervasi, originaria di Roma, “bordigotta” acquisita, visto che abita da più di vent’anni nella città delle palme, dal 2006 ha scoperto la sua passione per il tiro con l’arco e così ha iniziato a coltivarla finché non si è innamorata dell’arbitraggio.

“La mia passione per il tiro con l’arco è iniziato, come accade per la maggior parte delle persone, in un villaggio turistico, dove c’era la possibilità di provare tutti gli sport. Questo mi attirava, ho avuto un discreto punteggio e perciò mi sono detta: “perché no?”– racconta Patrizia – Tornata a casa ho chiamato la sede più vicina che era a Ospedaletti ai tempi e così ho cominciato all’età di 48 anni”.

“Ho fatto un paio di stagioni da Senior e poi sono passata ai Master per motivi di età – dice – Ora proseguo, ma il mio tempo è limitato per cui non riesco ad allenarmi tanto. Con la squadra, formata da Laura e Nazzarena, eravamo arrivate a qualificarci ai campionati nazionali e abbiamo raggiunto due volte la medaglia di bronzo a squadre. Ai tempi si tirava abbastanza bene. E’ stata una bellissima esperienza che siamo riuscite a ripetere”.

“Tirare con l’arco è uno sforzo ed è una competizione soprattutto con se stessi quindi serve molta concentrazione e devi avere bene in mente i movimenti che devi fare. Ci deve essere una progressione di movimenti che ti portano poi a fare il gesto che ti può portare a fare dei punti. E’ una cosa difficilissima, perché è fatta di tante piccole sfumature e serve concentrazione, autocontrollo e distensione. E’ uno sport completo perché sviluppa comunque tutta la muscolatura. Quando si è sulla linea di tiro ti senti molto coinvolto perché ci sei solo tu e il bersaglio” – spiega l’atleta.

“E’ da un po’ che non tocco l’arco, riprendo solo ora dopo un anno di assenza dalle gare. Nel frattempo però sono diventata arbitro – afferma Patrizia – Ho deciso di intraprendere questa strada perché mi interessava questa disciplina anche dall’interno, partendo dai regolamenti e tutto ciò che poteva riguardare l’organizzazione e la parte burocratica. Ho sempre avuto un forte senso di giustizia, quindi il fatto di vigilare finché le cose fossero uguali per tutti, il trattamento equo e il fatto che non ci fossero avvantaggi verso l’uno o l’altro mi ha sempre abbastanza affascinato perciò fare l’arbitro dapprima mi ha incuriosito e poi mi ha preso veramente. Sono così diventata prima arbitro di primo livello, poi nazionale e ora faccio parte della commissione degli ufficiali di gara della Fitarco.Sono la prima donna a farne parte perciò ne sono molto orgogliosa”.

“Praticamente si coordina il lavoro di tutti gli arbitri di primo livello, nazionali e internazionali che ci sono in Italia. Adesso abbiamo otto arbitri nazionali in attività che fanno parte della Wea, World European Association, che è il capello sotto le quali stanno tutte le federazioni del tiro con l’arco. Abbiamo degli arbitri che sono andati alle Olimpiadi come Marco Cattani per le Paralimpiadi, e Fulvio Cantini ed Andrea Bortot, che nelle ultime Olimpiadi di Rio hanno rappresentato l’Italia. Devo dire con orgoglio che sono considerati fra i migliori del mondo per serietà, correttezza e per precisione” – spiega.

L’atleta si divide perciò tra l’ebbrezza di tirare con l’arco e il fascino di essere arbitro: “E’ una bella lotta. Dopo tanto che non tiro mi fa piacere tirare però mi piace tantissimo anche fare l’arbitro – svela – Per l’età ora comincia ad essere un po’ faticoso ed impegnativo anche per questioni di tempo e lavoro di conseguenza adesso mi piace di più fare l’arbitro. Credo di aver raggiunto il massimo che potevo raggiungere anche perché poi a 65 anni gli arbitri terminano l’attività per cui in futuro tornerò ad essere più dentro alla vita societaria perché l’Archery Club Ventimiglia è la società che mi ha accolto all’inizio ed è parte della mia vita. Mi farà perciò piacere tornare per essere più partecipativa alla vita societaria. Però può darsi che in futuro torni anche a tirare. Sono comunque contenta di rappresentare Ventimiglia in questo club che è meraviglioso, molto unito e che si dà un sacco da fare”.

“Mi fa piacere che ci siano appuntamenti annuali, come quello di domenica scorsa, che sono aperti a tutti gli amici che vengono dalla provincia e non e dalla Francia. E’ un bel gruppo – dichiara – Il tiro con l’arco è uno sport di competizione ma c’è uno spirito di fair play che non trovo in altri sport. Siamo tutti senza retorica, è una grande famiglia e mi fa piacere ritrovarli settimanalmente, visto che le gare sono al sabato e alla domenica. Ci sono poi gli eventi federali che sono molto interessanti, i campionati italiani all’aperto ed indoor. Ci sono diversi Gran Prix di campagna, perché poi ci sono anche le varie discipline e per ognuna di queste specialità ci sono dei campionati che sono anche per gli arbitri delle occasioni di crescita notevoli perché incontri un sacco di casistiche che ti fanno assaporare i regolamenti fino infondo, quindi è molto interessante. Devo dire che ora come ora mi piace di più fare l’arbitro”.