il sopravvissuto |
Cronaca
/

Naufragio “Norman Atlantic”, il turco-imperiese Osman Delice da 3 anni attende giustizia

27 dicembre 2017 | 18:51
Share0
Naufragio “Norman Atlantic”, il turco-imperiese Osman Delice da 3 anni attende giustizia
Naufragio “Norman Atlantic”, il turco-imperiese Osman Delice da 3 anni attende giustizia
Naufragio “Norman Atlantic”, il turco-imperiese Osman Delice da 3 anni attende giustizia
Naufragio “Norman Atlantic”, il turco-imperiese Osman Delice da 3 anni attende giustizia

Non dimenticherà mai che cosa è successo a bordo del traghetto

Imperia. “Da tre anni attendo giustizia”. Osman Omer Delice, 55 anni, residente in via Clavi a Imperia, è uno dei sopravvissuti al al naufragio del traghetto “Norman Atlantic” avvenuto tra la Grecia e Ancona il 28 dicembre 2014, proprio durante le feste di Natale.

A difendere l’artigiano di nazionalità turca, ma ormai imperiese d’adozione, è l’avvocato Tito Schivo del foro di Imperia.

Nei mesi scorsi i periti incaricati dal gip di Bari Alessandra Piliego hanno depositato la relazione conclusiva sugli accertamenti fatti a bordo, che comprendono le verifiche sugli impianti antincendio, sulle scatole nere e su tutte le attrezzature di bordo. Un dramma che ancora oggi l’artigiano che abita a Imperia ha la fortuna di poter raccontare.

“La mia salvezza arrivò dal cielo – racconta a Riviera 24.it Osman Delice – Avevo paura di morire. La gente urlava, non sapeva che osa fare quando scoppiò l’incendio. Ci fu il panico tra i 500 passeggeri del traghetto e in 11 morirono. Le fiamme lambivano a tratti anche il ponte su cui ci trovavamo, mentre nella pancia del traghetto avvertivamo ogni tanto delle esplosioni. La nave, intanto, si inclinava sempre di più. La maggior parte delle persone, infatti, per sfuggire al freddo erano rintanate in quei pochi ambienti rimasti agibili. Ma era tutto pieno di fumo e rischiavano un’intossicazione”.

L’artigiano si trovava a bordo della nave quando trascorse poche ore di navigazione era scoppiato un incendio a seguito del quale la sua auto era andata completamente distrutta così come tutto il bagaglio e i documenti. La nave era stata trainata a Brindisi. “Ho perso il passaporto, la carta di soggiorno rilasciata dalla Questura di Imperia, quindi alcune cambiali per un totale di 71.500 lire turche che erano state intestata a me dal signor Kenan per l’acquisto di un appartamento in Turchia ed altre cambiali per un totale di 10 mila lire turche intestate a me dal signor Kaban. Ho perso anche quattro telefoni cellulari, tre valigie piene di indumenti, gli atti di proprietà dell’eredità di mio padre, un paio di occhiali da vista per guidare, un navigatore satellitare, un computer portatile, una macchina fotografica ed altri oggetti”, dice.

naufragio norman atlantic

I ricordi sono ancora ben nitidi nella mente dei sopravvissuti e anche dell’artigiano turco-imperiese. “In modo differente, camionisti, turisti e passeggeri si sono trovati a vivere una situazione drammatica”, racconta l’artigiano turco di Imperia. Era l’alba quando venne diramata la notizia di un grave incendio scoppiato a bordo del traghetto di bandiera italiana Norman Atlantic, con circa 500 persone a bordo, mentre navigava da Igoumenitsa (Grecia) ad Ancona. La nave si trovava nel Canale d’Otranto, a circa 30 miglia dalla costa italiana. Le condizioni meteorologiche nella zona erano estreme, mare in burrasca, con onde di 6 metri e venti fino a 40 nodi (75 km/h). Eravamo nel buio più totale, in piena burrasca, in balia di onde alte 6 metri. “Ho avuto paura, tanta paura. Ma mi sono fatto coraggio perché volevo riabbracciare i miei familiari che mi aspettavano a casa. C’era una pioggia fitta e insistente e il vento soffiava forte. Era difficile persino stare in piedi. Ricordo il fumo denso che bruciava gli occhi e le gola. Il ponte era inclinato e lì c’erano già tante persone, bagnate, infreddolite, stremate, disidratate, terrorizzate. Si accalcavano una addosso all’altra per vincere il freddo intenso di una notte invernale di fine anno in mare aperto”.

Nell’indagine, coordinata dai pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, sono indagate le due società Visemar, proprietaria della nave, e la greca Anek, noleggiatrice del traghetto, e 16 persone, l’armatore, il comandante, gli amministratori della società greca e alcuni membri dell’equipaggio. Nei loro confronti sono ipotizzati i reati di cooperazione colposa in naufragio, omicidio plurimo e lesioni nei confronti di centinaia di parti offese.