“Medicina e Persona” contraria allo sciopero generale dei medici. Dottor Longo: “Ecco perché oggi sono al lavoro”
“Forme di protesta che non scarichino sui pazienti il disagio vissuto dai professionisti”
Imperia. Oggi pressoché tutte le organizzazioni sindacali dei medici ospedalieri hanno indetto uno sciopero nazionale “con un contenuto rivendicativo anche comprensibile, che però non tocca i nodi principali che caratterizzano la professione”. A dichiararlo è l’associazione “Medicina e Persona” di cui fa parte anche il dottor Francesco Longo che oggi, come tutti i giorni, è al lavoro presso l’ospedale di Bordighera.
“In Italia si contano 3,88 dottori ogni 1000 abitanti (dati Eurostat). Un numero sopra la media UE (3,6), che ci pone all’ottavo posto, dietro a Grecia (6,32 dottori ogni 1000 abitanti), Austria (5,05), Portogallo (4,43), Lituania (4,31), Svezia (4,12), Germania (4,11) e Bulgaria (3,99). Un numero che, però, sorprende: sono quotidiane, infatti, le polemiche relative all’oggettiva carenza del personale all’interno degli istituti ospedalieri italiani. Una situazione dovuta al mancato ricambio generazionale del personale medico ospedaliero, registratosi negli ultimi vent’anni”. L’analisi dell’associazione è chiara: “L’entrata in vigore del numero chiuso, nel 1999, e l’attivazione del test d’ingresso per l’accesso alle facoltà di Medicina hanno portato, da una porta a una maggiore selezione dei profili da formare, ma dall’altra anche a un graduale invecchiamento del personale medico (l’Italia conta il più alto numero di medici con età superiore a 55 anni, il 52%, contro la media europea del 37%) in apparente assenza di un qualsiasi criterio di programmazione da parte delle istituzioni coinvolte (politica regionale ed università), e di ridisegno dell’offerta regionale”.
“E’ evidente a tutti come il ruolo della professione all’interno degli ospedali, sia sempre più succube della politica, spesso prescindendo da criteri di merito, professionalità e risultati ottenuti. Questa debolezza della professione è figlia di una scelta che non riconosce alle figure professionali una vera responsabilità nella gestione dei servizi (con spesso l’accondiscendenza dei medici) e contemporaneamente dalla perdita di consapevolezza dei professionisti circa lo scopo del loro lavoro ed il loro ruolo nella società. Così aziendalizzazione, budget, proprietà sanitarie, valutazione dei risultati sono spesso solo passaggi burocratici senza contenuto reale. La struttura stessa dell’organizzazione ospedaliera non prevede un contributo autonomo della professione: esiste il governo delle direzioni strategiche, un rapporto sempre più conflittuale con gli amministratori che regolano il sistema, che sembrano perseguire uno scopo diverso da quello di chi cura”.
Professionisti o impiegati? “C’è come una tentazione mortale che dilaga nella medicina: la presunzione di autoreferenzialità e la sostituzione del principio della responsabilità con quello della regola, con conseguente riduzione del medico ad applicatore di protocolli ed utilizzatore di tecnologia”, dichiara “Medicina e Persona”, “Negli ultimi vent’anni ciò che è veramente cambiato è l’idea che ogni aspetto del comportamento professionale debba sempre più essere sottomessa ad una regola, convinti che ciò sia l’unico modo di tutelare la bontà dell’agire umano. Ne deriva un eccesso normativo, a tutti i livelli: linea guida a livello professionale, procedura nei sistemi di qualità, modalità di gestione del rischio clinico, stratificati in aspetti aziendali, regionali, nazionali ed internazionali. Tutti gli strumenti sono utili, ma inadeguati a rispondere alla sfida che ogni giorno ci viene proposta dall’incontro con la sofferenza umana, che ci costringe ad esporci, a prendere una posizione, ad assumere responsabilità, finanche a trovare forme di protesta che non scarichino sui pazienti il disagio vissuto dai professionisti”.
“Nessuna rivendicazione sindacale sarà utile senza rimettere mano a questi snodi decisivi“, conclude l’associazione che raggruppa medici di tutta Italia, “Occorre un nuovo patto tra tutte le professioni che hanno a che fare con la cura dei pazienti”.