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La legge del Kanun non perdona, giovane a processo: “Volevo uccidermi dopo la violenza sessuale”

20 dicembre 2017 | 10:36
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La legge del Kanun non perdona, giovane a processo: “Volevo uccidermi dopo la violenza sessuale”

La ragazza in aula:”Ero scappata da casa perché avevo deciso di farla finita”

Imperia. “Ero stata violentata ma dovevo difendere l’onore  e la reputazione della famiglia e quindi dovevo fidanzarmi e sposarmi. C’erano stati incontri tra le due famiglie ma alla fine la relazione è finita. Abbiamo tentato di organizzare un matrimonio combinato. Lui non ha accettato e così avevo deciso di denunciare A. per violenza sessuale. Lo studio per me era uno sfogo. Ma poi dopo la violenza ho abbandonato lo studio e avevo pensato di suicidarmi. Con un aiuto di uno psicologo mi sono ripresa anche se avrei dovuto sottopormi ad altre visite ma non avevo i soldi”. È il racconto choc di E., una ragazza di 24 anni, ascoltata in aula dal pm Alessandro Bogliolo nel processo che si celebra davanti al giudice Caterina Lungaro.

Imputata è appunto E., accusata di calunnia, che abita in un paese dell’entroterra imperiese. Cinque anni fa, quando avevo 18 anni, aveva raccontato di essere stata violentata da uno spasimante, pure lui albanese, conosciuto via Facebook col quale aveva iniziato un rapporto segreto.
“Una sera mi ha violentata. Mi ero presentata a casa ed avevo raccontato tutto ai miei fratelli”, ha raccontato stamane in aula. “Per lui provavo affetto, ma non ho avuto con lui un rapporto sessuale consenziente. Mi sono bloccata. Ed ho parlato con mia sorella di quello che era successo. Dovevo arrivare vergine al matrimonio, ma così non è stato. Tuttavia mi aspettavo che decidesse per un fidanzamento”.

Probabile invece che tra i due fossero insorti dissapori e che alla fine sia stato il ragazzo a decidere di troncare ogni rapporto e frequentazione della giovane che aveva ricominciato a frequentare la scuola fino a diplomarsi. La ragazza si è sentita ingannata perché credeva si potesse proseguire con un fidanzamento.

La storia non è finita lì. Anzi. Si sono aperti quindi due filoni: uno giudiziario finito in tribunale e l’altro discusso tra le famiglie albanesi che vivono nell’entroterra di Imperia.

Onore e vergogna vanno pulite in altro modo e non in aule giudiziarie, in alcuni casi seguendo la legge del Kanun, un antico codice medievale trascritto nel XV secolo che regolava la vita degli albanesi sotto il dominio dell’impero ottomano e comprendeva diverse norme riguardanti la famiglia, il lavoro, la giustizia, i beni di proprietà, e la vendetta di sangue e appunto l’onore e il perdono. C’era da difendere il rispetto, la reputazione e l’onore di una delle quattro figlie. E così un bracciante agricolo che abita alle spalle di Imperia con la sua famiglia non si è dato per vinto ed ha tentato ogni strada per raggiungere il suo obiettivo salvo poi vedere la figlia finire nei guai. “Dopo aver saputo che E. era stata violentata – aveva raccontato in una udienza precedente il padre davanti ai giudici – avevo chiesto ai suoi parenti che il nipote proseguisse la relazione e quindi continuasse a frequentare mia figlia, ma così non è stato. Lui si è chiuso e quando ho tentato di risolvere la questione ho saputo che era in piedi una denuncia dai carabinieri”.

Da quel momento, infatti, la storia ha preso una piega totalmente diversa: la donna è stata denunciata ed è finita sotto processo. La volta scorsa la giovane non era in aula, ma c’erano la madre, il padre, i carabinieri che hanno indagato sulla vicenda e i medici che avevano visitato la ragazza al pronto soccorso. “Per evitare di denunciare il giovane che aveva violentato mia figlia – ha raccontato il padre in aula – ha cercato di sistemare le cose con un fidanzamento ufficiale, ma lui si è chiuso e non ha voluto sentire ragione”.

Il padre ha tentato di difendere l’onore e la reputazione della figlia in ogni modo. Ed è stata la madre a spiegare davanti al giudice, al pm Alessandro Bogliolo e alla difesa quello che la ragazza aveva raccontato tornando a casa sconvolta per l’accaduto. Ora dovrà essere il tribunale a decidere come chiudere la vicenda al di là di quella prevista dalla legge del Kanun.

Lei nel frattempo si è rifatta una vita e si è sposata in Albania con un altro uomo. Da ricordare che il caso di A., per violenza sessuale, è stato archiviato.