Imperia, una provincia dal patrimonio arboreo inestimabile: ecco dove ammirare i 30 alberi monumentali del ponente

3 dicembre 2017 | 09:03
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Imperia, una provincia dal patrimonio arboreo inestimabile: ecco dove ammirare i 30 alberi monumentali del ponente
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I Comuni più ricchi? Bordighera e Triora. L’albero più antico: un olivo di Sanremo

Imperia. E’ un vero e proprio patrimonio arboreo quello presente in Liguria ed in particolare della provincia di Imperia che su 131 esemplari iscritti al registro degli alberi monumentali della regione ne conta ben 30, sfiorando il 23% del totale pur essendo la provincia meno estesa dopo La Spezia.
Tutelati come patrimonio di particolare interesse naturalistico, ambientale e storico culturale dalla legge regionale n.4 del 22/01/1999 (art. 12), gli alberi protetti appartengono a varie specie e hanno età diverse: tra i più vecchi un olivo di Sanremo, piantato, secondo le stime, tra i 700 e gli 800 anni fa. L’olivo, in Liguria, è secondo soltanto a un è cipresso che cresce rigoglioso vicino al santuario di Nostra Signora di Reggio a Vernazza, nello spezzino, e ha circa 800 anni. Alberi “giovanissimi” rispetto al più vecchio d’Italia che, secondo gli esperti, è un olivo “oleastro” che si trova a Luras, in provincia di Sassari, ed ha un’età compresa tra i 3 e i 4mila anni. 
Ma gli alberi liguri non hanno nulla da invidiare e la loro presenza costituisce un monumento vivente della natura, una parte di storia, un simbolo del passato che vive nel presente e si proietta nel futuro.

Tornando ai trenta alberi monumentali della provincia di Imperia, scopriamo che i Comuni di Bordighera e Triora sono quelli che ne annoverano di più: sei ciascuno. 
A Bordighera sono tutelati dalla legge un intero filare di araucaria (Araucaria excelsa) sito sulla passeggiata a mare che “con esemplari così numerosi costituisce una vera eccezione anche in Liguria, dove comunque non è specie particolarmente rara”, si legge nel registro regionale pubblicato sul sito agriligurianet.it. Sempre a Bordighera sorgono tre Ficus macrophylla di età compresa tra i 100 e i 120 anni, un glicine centenario e un pino delle Canarie (Pinus canariensis Smith: questi cinque alberi sono il retaggio del giardino Moreno: una proprietà privata che nell’Ottocento si estendeva per ben 80 ettari e che gli artisti di tutto il mondo ammiravano. Del giardino di Francesco Moreno oggi sopravvive solo una piccola porzione negli attuali giardini Monet, e in alcune proprietà private (ad esempio villa Schiva, villa Palmizi e villa Mariani).

sanremo zampillo

Spostandoci dalla costa all’entroterra, nel cuore della valle Argentina, a Triora, troviamo due larici (Larix decidua) di età compresa tra i 300 e i 400 anni: sono alberi imponenti, alti oltre 25 metri, che crescono in un bosco: “Segnati da fulmini e da altre avversità e scampati al taglio per un legname non particolarmente pregiato, hanno un portamento molto caratteristico e sofferto che li rende ancora più suggestivi”.
Oltre ai larici, Triora vanta un acero di monte (Acer pseudoplatanus) e tre ippocastani (Aesculus hippocastanum) di circa 160 anni. Uno di questi ultimi è l’albero seminato nel 1843 nelle adiacenze della chiesa romanica di San Bernardino. La pianta “ha raggiunto dimensioni e bellezza tali da essere divenuto parte integrante del paesaggio. Soggetto prediletto dai turisti per le fotografie. Molto suggestive sono quelle che lo rappresentano, a fianco della chiesa, durante il periodo invernale. Quando è ricoperto dalla neve, infatti, sembra far parte di uno sfondo ideale per un racconto di fiabe”. Anche l’acero è degno di nota: si tratta infatti di un esemplare con 35 fusti a corona intorno a quello principale. La sua circonferenza complessiva? Misura poco meno di dieci metri.

A Sanremo, come abbiamo detto in precedenza, vive un olivo (Olea europea) di età presunta tra i 700 e gli 800 anni, cresciuto sulla strada che conduce alla frazione di Poggio: “A causa delle sue dimensioni imponenti si narra che, prima della costruzione del faro di Capo Verde, venisse usato come riferimento dalle imbarcazioni di passaggio. Pur non servendo più per questo scopo, continua a vegetare in uno dei luoghi più panoramici dei dintorni di Sanremo, in prossimità della strada percorsa nell’ultima discesa della famosa corsa ciclistica Milano-Sanremo”.
Oltre all’olivo, a far bella mostra di sé a Sanremo ci sono alcune palme particolari, tra cui il gruppo di sei Washingtonia che si stagliano dietro alla fontana più fotografata di Sanremo e per questo prendono il nome di “palme dello zampillo”: sono le più vecchie della città della musica. A Saremo ci sono anche una “Phoenix reclinata”, rara palma di origine africana, nel parco di villa Ormond e un “Gigante del Cile” (Jubaea chilensis).

A Ventimiglia si stagliano un’Araucaria di Cunnigham un cipresso messicano e un Eucalipto (Eucaliptus globulus): tutti e tre gli alberi si trovano nel meraviglioso parco di Villa Hanbury. Per quanto riguarda il cipresso, in particolare, si hanno notizie precise: fu seminata nel 1869 da Sir Daniel Hanbury nel parco della villa omonima. I primi esemplari di questa specie di cipresso, originario del Messico, furono importati in Europa nel 1863. I semi utilizzati, a loro volta, provengono dalla Francia, in particolare dai giardini Thuret della vicina Antibes.
Il catalogo dei Giardini Hanbury del 1912 riporta le misure che la pianta presentava a quell’epoca: altezza 16 m, circonferenza 170 cm. Oggi la pianta è alta 37 metri e il diametro del fusto supera i 3 metri.

A Borgomaro, in un bosco dell’entroterra di Imperia, si distinguono tre esemplari di roverella (Quercus pubescens). Uno di questi è conosciuto dalla popolazione come “Ruve du megu” e raggiunge un’altezza veramente notevole per la specie: 28 metri.

Bordighera, il Ficus macrophylla (scibreta) dovrà essere potato

Anche a Dolcedo ad essere protetta, fino a poco tempo fa, era una roverella considerata “particolarmente bella per la posizione isolata e la forma espansa della chioma”: la pianta non è più in vita, mentre resta da ammirare un olivo in località Nufian famoso per l’abbondanza dei suoi frutti. La pianta ha circa 400 anni.

Un glicine di 70 anni, con uno sviluppo di 270 metri quadrati che riempie di una magnifica fioritura il sagrato del santuario di Nostra Signora della Maddalena del Bosco, è uno dei due alberi monumentali del Comune di Taggia, insieme con un pino domestico (Pinus pinea) di 150 anni, alto 18 metri, che si staglia nei pressi di Villa Curlo.

A Imperia, invece, un’araucaria del Queensland (Araucaria Bidwilli Hook), esemplare di specie esotica rara in ambito regionale, si staglia con i suoi 30 metri di altezza nel parco che circonda la prefettura.

Ha 650 anni, il castagno (Castanea sativa) di Ceriana, sottoposto in passato ad un intervento conservativo da parte del corpo forestale dello Stato con l’ausilio di alcuni alunni di scuole specializzate olandesi. L’albero, alto 5 metri, si trova al Passo Furché.

A Castellaro si può invece ammirare un leccio (Quercus ilex) di 400 anni che si trova nei pressi del santuario di Nostra Signora di Lampedusa. Mentre l’ultimo albero monumentale della provincia è un bagolaro (Celtis australis) di 177 anni, alto 15 metri che caratterizza la piazza della chiesa di San Michele Arcangelo in Diano Borello nel Comune di Diano Aretino. L’età è certa in quanto è registrata nei libri contabili della parrocchia la sua messa a dimora nel gennaio del 1826. “Dall’archivio”, si legge nelle annotazioni, “Risulta il pagamento di tre lire versate per due esemplari di “paionega”. Sembra che i due bagolari siano concresciuti fino a formare questa unica pianta. Ne potrebbe essere la prova il fatto che essa manifesta l’inizio della foliazione in due settori della chioma nettamente distinti”.