Carige, l’ad Fiorentino: “Aumento in sicurezza”, in Borsa stop al rialzo con balzo dell’11%

8 dicembre 2017 | 09:32
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Carige, l’ad Fiorentino: “Aumento in sicurezza”, in Borsa stop al rialzo con balzo dell’11%

Se l’asta dei diritti non esercitati dovesse andare deserta esiste il paracadute del consorzio e la possibilità per il gruppo Malacalza di salire nell’azionariato

Liguria. La reazione soddisfatta del management di Carige all’esito dell’aumento di capitale contagia anche i mercati. A Piazza Affari le azioni della banca sono state sospese al rialzo intorno alle 15 e 30 e segnano un progresso teorico dell’11%. Il massimo degli scambi in precedenza era stato in rialzo del 7% a 1,11 centesimi.

L’amministratore delegato Paolo Fiorentino, intervistato da Repubblica, ha dichiarato: “L’aumento era per così dire blindato fra gli azionisti storici e i nuovi investitori, a cui si è aggiunta una robusta quota di retail. Ma certo abbiamo avuto giornate complesse”. L’aumento di capitale con obbiettivo 560 milioni e target minimo di 500, partito il 22 novembre, si è chiuso ieri sera: una nota della banca ha parlato di una copertura al 66% della tranche offerta in opzione ai soci, per 331 milioni di euro, e per un 77% della tranche riservata agli obbligazionisti (46 milioni).

Mancano, di fatto, 120 milioni per arrivare alla quota di rafforzamento chiesta dalla Bce, ma secondo l’ad non ci sono rischi. Perché anche se l’asta dei diritti non esercitati dovesse andare deserta esiste un consorzio di garanzia pronto a subentrare, altri 120 milioni di contratti di garanzia, e la possibilità per il gruppo Malacalza di salire nell’azionariato, possibilità che sembra sempre più vicina.
Dei 377 milioni di euro raccolti, 130 circa sono stati sottoscritti dai grandi soci, come Malacalza appunto, ma anche Volpi, Coop, Spinelli. 200 milioni sono arrivati dal mercato retail, dai piccoli risparmiatori e dagli investitori istituzionali. A queste quote si aggiungono i 46 milioni garantiti dai principali obbligazionisti (Intesa Sanpaolo Vita, Generali e Unipol) che hanno convertito i propri bond con azioni.