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Uno scienziato a Ventimiglia: ecco chi fu Serge Voronoff. Lo racconta il professor Enzo Barnabà

18 novembre 2017 | 12:41
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Uno scienziato a Ventimiglia: ecco chi fu Serge Voronoff. Lo racconta il professor Enzo Barnabà

Era famosissimo: un onore per Grimaldi averlo come residente

Ventimiglia. In realtà non si chiamava Serge, nome con il quale è passato alla storia, ma Samuel e il suo nome lo aveva cambiato per evitare l’ondata di antisemitismo dilagante in Europa, ed in particolare in Francia, a seguito dell’affaire Dreyfus. A fare chiarezza sulla figura del chirurgo russo naturalizzato francese Serge Voronoff è stato oggi il professor Enzo Barnabà, che sull’illustre medico ha scritto il libro “Il Sogno dell’Eterna giovinezza. Vita e misteri di Serge Voronoff”.

Una chiarezza resa necessaria dalle voci messe in circolo a seguito degli esperimenti, “garibaldini” che il chirurgo aveva iniziato a praticare una volta rimasto vedovo (e ricco) della sua seconda moglie, la contessa americana, già sposata con un conte francese, Evelyne.
Indiscussa la fama dello scienziato negli anni della Belle Epoque: incredibilmente capace a far parlare di sé grazie agli xenotrapianti che lo resero celebre (nonostante non fosse l’unico ad effettuarli), Voronoff divenne il testimonial del famoso vino Mariani, che tra gli ingredienti annoverava foglie di coca. E non solo: nei primi decenni del Novecento vennero realizzati anche alcuni gadget ispirati alla sua figura, come una statuetta raffigurante una scimmia con incisa una scritta in francese sul piedistallo: “Vieni a me, Voronoff”. Sempre il chirurgo che utilizzava i testicoli delle scimmie per ringiovanire gli uomini, ispirò gli scrittori Conan Doyle, Italo Svevo e Michail Afanas’evič Bulgakov. Lo stesso duce Benito Mussolini avrebbe esclamato: “Sarò il Voronoff d’Italia”, riferendosi alla ricerca del progresso.

Eppure, come ricordato da Barnabà, “gli xenotrapianti, ovvero i trapianti di cellule, tessuti e addirittura organi provenienti da un individuo di una specie diversa da quella del soggetto sul quale viene effettuato, erano diffusi già prima di Voronoff. Solo in America, in 50 anni, si contano 50mila trapianti da vari animali all’uomo. E dieci anni prima di lui, un medico greco aveva fatto le sue stesse cose”. Una cosa però è certa: Serge Voronoff sapeva vendere la propria merce e la lista d’attesa per farsi operare dall’illustre chirurgo era lunghissima.

A differenza di quanto si creda, però, a Grimaldi di Ventimiglia, dove il chirurgo visse nella villa che si affaccia sulla vecchia Aurelia e che ancora oggi porta il suo nome, Voronoff non effettuò trapianti testicolari. Le scimmie che aveva portato e che teneva in gabbie ancora oggi visibili, in parte, dalla strada, servivano per una ricerca contro il cancro che non diede i frutti sperati.
Nessun uomo-scimmia, dunque, anche se la fantasia degli artisti e la stampa dell’epoca diffusero la notizia della nascita di tale ibrido a seguito di un esperimento nell’utero di una delle scimmie di Voronoff, Nora, in cui vennero impiantati gli spermatozoi di un uomo e l’ovaia di una donna.

Anche il pittore irlandese Francis Bacon rimase affascinato dalla figura di Voronoff che conobbe a Grimaldi. In un’opera dell’artista si riconosce una delle gabbie in cui il chirurgo teneva gli animali. E una figura: una scimmia antropomorfa? Un uomo dalle fattezze scimmiesche? Bacon lascia agli spettatori la facoltà di scegliere.

Per quanto concerne la diffusione dell’Aids in Europa, ancora non ci sono risposte certe sul possibile contributo di Voronoff al diffondersi del virus. “Non possiamo darlo per certo ma nemmeno escluderlo”, ha concluso lo studioso, “Non sappiamo se il chirurgo prese le scimmie nell’area in cui si era sviluppato il focolaio di Aids”. Una conclusione, questa, che dimostra come ci sia ancora tanto da scoprire sulla vita e il lavoro di Serge Voronoff.