Mamadou e Maxwell migranti dall’Africa nera a Sanremo nel segno della musica: “Vogliamo andare al Festival”

9 novembre 2017 | 15:57
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Mamadou e Maxwell migranti dall’Africa nera a Sanremo nel segno della musica: “Vogliamo andare al Festival”
Mamadou e Maxwell migranti dall’Africa nera a Sanremo nel segno della musica: “Vogliamo andare al Festival”
Mamadou e Maxwell migranti dall’Africa nera a Sanremo nel segno della musica: “Vogliamo andare al Festival”
Mamadou e Maxwell migranti dall’Africa nera a Sanremo nel segno della musica: “Vogliamo andare al Festival”
Mamadou e Maxwell migranti dall’Africa nera a Sanremo nel segno della musica: “Vogliamo andare al Festival”
Mamadou e Maxwell migranti dall’Africa nera a Sanremo nel segno della musica: “Vogliamo andare al Festival”

“Abbiamo i nostri progetti e siamo sicuri che diventeremo famosi”

Sanremo. Dall’Africa nera alla Città dei Fiori per provare a sfondare nel mondo della musica. E’ la storia di due migranti che oggi pomeriggio si esibivano nella centralissima via Matteotti a due passi dalla statua di Mike Bongiorno. Sono Mamadou dal Senegal e Maxwell dal Ghana, il primo e ballerino ed il secondo è cantante, ma i ruoli sembrano intercambiabili, senza oggettivamente che il risultato (non dei migliori) cambi di molto. Ma la voglia e la passione sono notevoli. E il reggae che fanno risulta persino coinvolgente.

I due migranti, che stanno a Pian della Castagna, suonano con un amplificatore ed una base elettronica, cosa che durerà , purtroppo per loro, forse per poco. Infatti, se lunedì prossimo verrà approvato in Consiglio comunale il regolamento per gli artisti di strada, visto che non sembrano essere passati per il conservatorio e tanto meno essere iscritti alla Siae, per Mamadou e Maxwell sarà tempo di passare all’acustico. “Abbiamo i nostri progetti e siamo sicuri che diventeremo famosi. Vogliamo partecipare al Festival “, ci ha spiegato Maxwell, con quell’ottimismo e quella sincerità che, forse raramente, può portare veramente lontano. Intanto loro due lontano sono già arrivati: dal disagio del terzo mondo alla Città del Festival, dove “Tutti cantano Sanremo”.