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Sistema previdenziale inadeguato, Fellegara (Cgil): “Pure noi a Torino”

29 novembre 2017 | 19:41
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Sistema previdenziale inadeguato, Fellegara (Cgil): “Pure noi a Torino”

Secondo il segretario provinciale della Camera del Lavoro il sistema è al collasso, necessario pensare anche ai giovani

Imperia. E’ in programma per sabato 2 dicembre la giornata di mobilitazione della Cgil per rivendicare un sistema previdenziale adeguato, ma anche per chiedere occupazione e sviluppo, sopratutto per garantire un futuro migliore per i giovani, dopo il confronto con il governo, in questi giorni. Cinque le piazze che faranno da palco per questa manifestazione di rivendicazione: Roma, dove da Piazza del Popolo, parlerà il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, ma anche Torino, Bari, Palermo e Cagliari. La “Camera del lavoro” di Imperia sarà a pieno regime, in piazza San Carlo, nel capoluogo piemontese con l’obiettivo di riaprire il tavolo e non considerare chiuso il confronto e continuare una discussione che deve portare risultati sul tema delle pensioni e non solo.

Anche la Cgl di Imperia sarà presente alla manifestazione di Torino – dichiara il segretario provinciale Fulvio Fellegara – perché si è chiuso il confronto con il governo la fine della settimana scorsa e non abbiamo avuto risposte adeguate; noi avevamo fatto una serie di richieste come il problema dell’adeguamento delle pensioni alla durata della vita media ci sarà un allungamento nel 2019 di cinque mesi prima di finire la carriera lavorativa quando noi avevamo chiesto il blocco di adeguamento alla aspettativa di vita, perché con l’assenza di questo blocco si andrà in pensione a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne soprattutto il fatto che l’adeguamento ci sia dal 2019, in avanti ogni 2 anni è un meccanismo infernale che toglie ogni certezza… ad esempio chi ha 40 anni adesso, con questo sistema, non può minimamente prevedere e neanche farsi un’idea di quando andrà in pensione. Per i lavori usuranti il governo ha previsto la sterilizzazione di questo adeguamento e la possibilità di aderire all’APE sociale, per 15 categorie di lavori gravosi noi diciamo che è troppo poco, non che sia sbagliato averlo fatto per questi soggetti, ma perché le 15 categorie di questi tipi di lavoro rappresentano, considerando che i pensionamenti annui sono 200.000, le 15 categorie di cui parliamo incidono per circa 8.000 pensionamenti all’anno quindi il governo sta dando risposta a 8.000 persone su 200.000, non è sbagliata la risposta è inadeguata, quindi il blocco dovrebbe essere messo per tutti. C’è poi il problema per i giovani –spiega il segretario provinciale – sia per quanto riguarda la flessibilità in uscita, perché portando in avanti l’età pensionabile non vengono liberati e creati nuovi posti di lavoro e quindi il problema dell’occupazione giovanile non si risolve, sia per quanto riguarda la questione della richiesta di una pensione di garanzia, ossia un minimo, che tenesse conto della storia contributiva del lavoratore, oggi il sistema contributivo è il frutto dei contributi che il lavoratore ha versato in tutta la sua carriera e sarebbe sufficiente se ci fosse un mercato del lavoro che garantisse di lavorare 40 anni interi, invece oggi le nuove generazioni quando entrano nel mercato del lavoro hanno dei periodi di part time involontari, poi i periodi di disoccupazione, periodi di collaborazione, di associazione, i contratti con partite iva e quant’altro trovandosi così una grossa fetta di retribuzione ridotta involontaria perché non è una scelta, è un fatto contingente che produrrà delle pensioni future molto povere; ecco perché noi sosteniamo che c’è bisogno di una pensione minima garantita, visto che il mercato del lavoro adesso presenta queste condizioni. Per quanto riguarda le donne – continua Fellegara –c’è un capitolo a parte, molto importante, sia per per quanto riguarda il lavoro e anche le pensioni, perché un problema femminile nel sistema pensionistico italiano  è quello di tener conto dei due carichi di lavoro che la donna deve sostenere: il lavoro cura di natura sia domestica che familiare che va valorizzato e riconosciuto, quindi noi chiediamo la valorizzazione contributiva del lavoro di cura per le donne, nello specifico il riconoscimento della maggiorazione contributiva per il periodo di maternità e la diminuzione del requisito per la pensione di vecchiaia di un anno per ogni figlio che la donna ha avuto”.

Nel caso in cui la donna presta cura a soggetti anziani o portatori di handicap dare un anno di sconto pensionistico ogni cinque anni di assistenza, perché c’è un maggior carico di lavoro di fatica anche dal punto di vista emotivo e proprio perché le donne sono interessate e impegnate in questi lavori di cura, molto spesso abbandonano il lavoro, fanno dei lavori più fragili, part time, entrano nel mercato del lavoro tardivamente casomai a 40 anni quando i figli sono cresciuti e quindi hanno dei buchi contributivi importanti e rientrano nel caso dei giovani; quindi avere questi sconti sulla pensione di vecchiaia e avere riconosciuta la cura per le persone invalide o anziane, avere una maggiorazione contributiva sulla maternità risponde a quei sacrifici che le donne devono affrontare, e anche su questi aspetti non ci sono proposte soddisfacenti.

“Toccando tutte le generazioni dopo aver parlato di giovani, di donne bisogna parlare anche di pensionati degli anziani, noi CGL chiediamo il ripristino della perequazione delle pensioni, con un aggiornamento delle pensioni che hanno subito il blocco negli ultimi anni, cosa che noi chiedevamo, già a partire dal 2018, con la riconduzione degli scaglioni e il montante virtuale che ci sarà soltanto a partire dal 2019, anche in questo caso i meccanismi sono insufficienti”, conclude Fellegara.