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Processo Le Vele di Imperia, Ilvo Calzia ascoltato in aula prima della sentenza di dicembre

24 novembre 2017 | 07:02
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Processo Le Vele di Imperia, Ilvo Calzia ascoltato in aula prima della sentenza di dicembre

A processo per abuso il dirigente del Comune che è stato ascoltato in aula

Imperia. Il processo è quello relativo ad un abuso d’ufficio per una pratica edilizia rilasciata tra il 2010 e il 2011. Nel mirino dell’accusa sostenuta dal pm Alessandro Bogliolo è finito il Sua, ovvero lo strumento unico attuativo relativo alla costruzione del complesso residenziale “Le Vele”.  Sotto processo c’è finito Ilvo Calzia, dirigente del Comune di Imperia, difeso dall’avvocato Frank di Genova. Nell’udienza di ieri mattina che precede quella del 21 dicembre, quando probabilmente sarà pronunciata la sentenza,  il pm ha sentito l’imputato. Calzia, nella sua deposizione, ha potuto chiarire alcuni aspetti relativi alle vicende quando ricopriva l’incarico di dirigente dell’ufficio urbanistica ed edilizia privata per il Comune di Imperia, poi sospeso il 3 marzo del 2012 per la vicenda legata al porto turistico di Imperia. Calzia ha risposto ad una serie di domande del pubblico ministero inerenti ad alcuni aspetti prettamente tecnici, in particolare è stata sviscerata la problematica relativa all’articolo 55 del codice della navigazione che dispone che: “l’ esecuzione di nuove opere entro una zona di trenta metri dal demanio marittimo o dal ciglio dei terreni elevati sul mare è sottoposta all’ autorizzazione del capo del compartimento”. “Una volta approvato il piano particolareggiato”, ha risposto Calzia, “Non ci sono più possibilità di modifiche consistenti, dunque non è possibile la traslazione di un palazzo. Un eventuale allontanamento dalla zona dove era stato progettato nel Sua avrebbe comportato l’inizio di un nuovo iter progettuale”. Secondo l’imputato, il progetto avallato dalla Provincia che lo aveva valutato prima che venisse approvato il Sua, era dunque da ritenersi valido e attuabile. 
Per quanto riguarda l’articolo 19 del Decreto Legislativo 374 dell’8.11.1990, Calzia ha dichiarato di conoscerla ma di non averla considerata in quanto “non c’erano le condizioni fisiche per la sua applicazione, per questo non era necessaria l’autorizzazione doganale”.

La difesa ha sempre sostenuto che era stata seguita una normale procedura regolamentata dalla legge regionale sull’urbanistica. In aula è stata letta dall’avvocato la comunicazione inviata a dicembre 2012 dall’Agenzia delle Dogane che stabilisce testualmente che l’intervento edilizio non è  soggetto ad autorizzazione, stante la situazione dei luoghi.

Quello che si svolge nell’aula Trifuoggi è un processo che è una costola della maxi inchiesta sull’approdo che aveva visto all’opera gli agenti della polizia postale. Infatti, nell’udienza precedente, erano stati ascoltati l’ispettore Ivan Bracco, il geometra dell’ufficio urbanistica del Comune Fausto Mela, quindi l’ex dirigente del Settore Porti e Demanio Pierre Marie Lunghi, e Floriana Raimondo, impiegata amministrativa presso l’ufficio urbanistica del Comune.