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Oggetti, design ed emozione: una storia diversa

3 novembre 2017 | 08:34
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Oggetti, design ed emozione: una storia diversa

Mi sono posto più volte un interrogativo, “Che ruolo hanno gli oggetti nella nostra vita?”

Mi sono posto più volte un interrogativo, “Che ruolo hanno gli oggetti nella nostra vita?“. Pensando al nostro quotidiano, professionale o privato ci rendiamo conto di essere a contatto giorno per giorno con le “cose” più diverse che ci accompagnano durante l’arco del nostro tempo, quasi avessero vita propria.

Gli oggetti cambiano funzione, si rompono, invecchiano, cambiano posizione, si integrano e si riciclano a seconda dei cambiamenti. Molte volte siamo noi stessi ad investirli di particolari significati, li leghiamo a ricordi, a momenti della nostra vita, unendoli così per sempre alle nostre storie, anche e soprattutto con la fantasia.

Ma cosa sappiamo degli oggetti? Siano essi amati, detestati, anonimi o attraenti è una verità pensare che ognuno di essi ha una biografia che si scrive nel momento in cui vengono pensati, disegnati e prodotti sino al momento in cui si rompono o vengono meno nella nostra quotidianità. La differenza la fanno le emozioni che tali oggetti riescono a trasmettere: un ricordo, ci hanno colpito esposti in un negozio o in un museo, li leghiamo alla fortuna o a particolari momenti della nostra vita.Potremmo quasi parlare di una forte commistione uomo/oggetto dove il designer si pone come il demiurgo che li pensa, li plasma, si interroga sul loro significato e sulla valenza sociale e culturale.

Dice il grande designer Andrea Branzi che: “Gli oggetti non sono meri oggetti, ma sono portatori di informazioni storiche e biografiche: la storia del design è la narrazione di una società che li esprime e di una cultura che li elabora”. Si può scrivere la storia del mondo attraverso gli oggetti e il loro significato, il gusto delle cose narra storie personali legate da una parte ai designer che li hanno pensati e creati, persone straordinarie che hanno scritto la storia del design e dell’architettura e, dall’altra, la società che li ha adottati facendoli propri della cultura del tempo e della quotidianità di ognuno di noi trasportandoli nel tempo come preziose icone legate a periodi culturali particolari e di grande fervore artistico e concettuale. Ma non solo.

Molte volte ognuno di noi ha un forte legame con un oggetto semplice, ordinario, che riesce però a racchiudere in se e trasferire al nostro io una serie di emozioni e pensieri, che hanno una forte valenza storica e valori intrinsechi tali per cui vanno oltre le proiezioni negative o positive.

Immaginate di racchiudere in una stanza oggetti “ordinari” e pensate all’emotività, alle storie che raccontano e si intrecciano, alle emozioni che hanno originato dall’infanzia alla vecchiaia, legando e unendo un passato che li rende “straordinari”, come i pensieri che riportano a galla nel nostro inconscio e ci accompagnano verso un futuro scritto anche attraverso la storia degli oggetti, siano essi ordinari o straordinari .

E come scrisse Luigi Pirandello ne Il fu Mattia Pascal: “Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ti procura non si trova nell’oggetto per se medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d’immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell’oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l’accordo, l’armonia che stabiliamo tra esso e noi, l’anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi”.

Paolo Tonelli
www.paolotonelli.com
facebook.com/sanremoturquoise