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L’occupazione in Liguria non cresce, lo dice la Banca d’Italia

9 novembre 2017 | 18:56
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L’occupazione in Liguria non cresce, lo dice la Banca d’Italia

Il tasso di disoccupazione è salito al 10% dal 9,7% del 2016

Liguria. I segnali positivi ci sono, ma ancora timidi e soprattutto non si riflettono in una crescita del lavoro che rimane, insieme ad uno stallo sostanziale degli investimenti da parte delle aziende, una delle zone d’ombra.

L’occupazione in Liguria non cresce. Lo dice la Banca d’Italia nella sua analisi sull’andamento dei primi 9 mesi del 2017 in Liguria. Le prospettive per il 2018 per ora indicano un proseguimento di questo trend, senza sbalzi: cioè una ripresa del terziario, stabilizzazione per l’industria e nessuna novità su occupati e investimenti.

“L’economia ligure vede una ripresa nei vari settori di attività – spiega Marina Avallone, direttrice della sede Banca d’Italia di Genova, alla sua prima uscita ufficiale dopo l’insediamento due mesi fa -. Rispetto allo scorso anno anche il comparto dell’industria in senso stretto ha un andamento positivo, non solo il terziario, e segnali di stabilizzazione arrivano anche dalle costruzioni dopo un calo dell’attività durato anni”. Vanno bene le esportazioni e il campione di 130 aziende industriali sondato dalla Banca d’Italia indica un aumento del fatturato.

L’altra faccia della medaglia è il lavoro. Nei primi sei mesi del 2017 gli occupati sono calati dell’1,8%, sotto le 600 mila unità, mentre sia il Nord Ovest che l’Italia hanno segnato un +0,8%. Il tasso di occupazione è sceso dal 62,7% al 61,9% a causa della riduzione dei lavoratori autonomi (diminuiti anche a livello nazionale), mentre è rimasto stabile il numero dei dipendenti, un dato in parte attribuibile al fatto che in Liguria le aziende stanno riassorbendo i cassintegrati. La cassa integrazione, infatti, è calata del 7,6%.

Il tasso di disoccupazione è salito al 10% dal 9,7% del 2016. Vanno bene turismo, traffici portuali e il commercio ha iniziato a beneficiare del leggero aumento dei consumi delle famiglie, sulle quali pesa però ancora l’incognita lavoro. Nell’industria sono cresciuti metalmeccanica, chimica e alimentare, stabile la cantieristica. «Continuano a calare i prestiti alle imprese mentre aumentano quelli alle famiglie, sia per il prestito al consumo che per i mutui» conclude Marina Avallone.