Legge bilancio, Giuffra e Bagnasco: “Chiediamo al governo che una parte di Imu e Tasi resti nelle nostre casse”

Da Levante a Ponente, i sindaci delle località turistiche non ci stanno più
Liguria. “Chiediamo al governo che almeno una parte di Imu e Tasi destinata al Fondo di Solidarietà comunale resti nelle nostre casse, almeno fino ad arrivare a un saldo pari a zero. Altrimenti oltre al danno, subiamo anche la beffa”. I sindaci di Rapallo e Riva Ligure, Carlo Bagnasco e Giorgio Giuffra, spiegano all’unisono la necessità di rivedere quel contenitore alimentato con una parte del gettito Imu di competenza dei Comuni che dovrebbe limitare le disuguaglianze tra Comuni. Da Levante a Ponente, i sindaci delle località turistiche non ci stanno più.
“La redistribuzione delle quote, sulla carta, dovrebbe essere effettuata in maniera equa. Invece oltre 700 comuni in Italia risultano con un Fondo di solidarietà negativo quindi, nonostante siano virtuosi, come veri e propri debitori”, dice il senatore Roberto Cassinelli. Il parlamentare di Forza Italia ha presentato un emendamento alla legge di bilancio Per rispondere alle richieste dei sindaci. “Con riferimento ai Comuni e alle Regioni a Statuto ordinario” chiede che “il saldo derivante dalla quota del Fondo alimentata dal’Imu e la quota del Fondo derivante dal ristoro per minori introiti da Imu e Tasi” sia almeno “pari a zero nel periodo 2018-2020”.
“Sarebbe una boccata d’ossigeno non indifferente per centinaia di comuni a prevalente vocazione turistica, di cui almeno una sessantina in Liguria. Comuni che partecipano già in modo cospicuo a rimpinguare il Fondo di Solidarietà comunale con la quota prelevata in automatico dall’Agenzia delle Entrate”, sottolinea Cassinelli. “Riva Ligure così potrebbe contare su un tesoretto di 150 mila euro a fronte degli oltre 350 mila che mettiamo nel fondo”, dice Giuffra.
“In Italia i sindaci versano nel fondo il 38,23% dell’Imu generata dall’aliquota standard, dando modo di raccogliere 4,7 miliardi di euro. Dai dati del Viminale emergono numerose contrazioni e riduzioni di risorse per gli enti locali più prossimi alle comunità. Tutto questo si traduce in ulteriori tagli e questo non possiamo più permetterlo. Il sistema così com’è azzoppa le amministrazioni virtuose e non aiuta quelle che hanno bisogno del Fondo di solidarietà”, conclude Cassinelli.