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Il presidente Amat Barbara Pirero e gli incarichi extraterritoriali

18 novembre 2017 | 15:34
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Il presidente Amat Barbara Pirero e gli incarichi extraterritoriali

La guerra dell’acqua e il gioco dei poteri forti, tra affare e politica

Imperia.Barbara Pirero, presidente di Amat Spa, figura come membro della giunta di Confservizi, ovvero il sindacato d’impresa che associa in Liguria circa 30 aziende di servizi pubblici locali che operano principalmente nei settori del servizio idrico integrato, rifiuti, energia e trasporti.  Barbara Pirero è pero pure componente del collegio sindacale di Laboratori Iren S.p.A, azienda che, tra l’altro, è socia di minoranza di Amat. La stessa Spa di Imperia che ha chiesto il fallimento di Rivieracqua. Una situazione che offre ampi spunti sui quali riflettere. Quello che è in corso a Imperia, senza ombra di dubbio, è il gioco dei poteri forti. Di facciata c’è sicuramente la richiesta di fallimento di Rivieracqua per debiti verso Amat (si parla di 1,5 milioni di euro), ma dietro ci sono interessi molto più grossi e importanti.

Il business dell’acqua, si sa, fa gola, a molti. A cominciare proprio da Iren che è un colosso indiscusso da sempre.  E’ il terzo operatore in Italia nel settore dei servizi idrici per numero di metri cubi gestiti. Per capirlo basta leggere sul portale della stessa società. Il Gruppo Iren, attraverso la società Ireti si occupa della gestione dei servizi idrici integrati nelle province di Genova, Savona, Imperia, La Spezia, Parma, Piacenza e Reggio Emilia attraverso la fornitura di acqua potabile e la raccolta e depurazione delle acque reflue. Con più di 18.000 km di reti acquedottistiche, oltre 9.600 km di reti fognarie e 1.136 impianti di depurazione, la società serve oltre 2.550.000 abitanti su 219 comuni. Obiettivo è quello di realizzare gestioni integrate che comprendano tutto il ciclo dell’acqua dalla captazione alla distribuzione, dalla raccolta al trattamento e smaltimento, fino alla restituzione finale all’ambiente. Con una grande attenzione al controllo, alla qualità e al territorio.

Il Gruppo gestisce 4 laboratori di analisi, localizzati nel nord Italia, che effettuano oltre 1 milione di analisi all’anno, di cui oltre 640.000 sulle acque potabili, per garantire un efficiente e controllato servizio ai cittadini, oltre a promuovere iniziative culturali e di ricerca scientifica nel settore delle risorse idriche.

Nessuna dietrologia, ci mancherebbe. Restiamo alla “trasparenza” dei documenti pubblicati anche sul portale dell’Amat. Fa specie, infatti, che un presidente dell’Amat Spa di Imperia sia anche consulente per la società che ha quote in Amat. Tutto lecito. Non vi sono incompatibilità. E’ doveroso sottolinearlo. Prima di lei c’era Domenico Abbo, in forza al Pd e consigliere provinciale con delega al Bilancio. Ma la politica, e non solo quella, si domanda quali siano i giochi di potere che stanno dietro “i siluri” che, negli ultimi giorni, hanno colpito Rivieracqua e quindi fatto traballare anche l’Amministrazione comunale. Se lo chiedono quelli del Pd, ma se lo chiedono anche alcuni consiglieri del centrodestra. Piccolo passo indietro. Barbara Pirero era candidata in lista con Imperia Riparte di Giuseppe Fossati, ha poi aderito al NCD (ex Laboratorio per Imperia ora Azione Civica, gruppo che sostiene Capacci) ed è stata indicata da Paolo Strescino per governare Amat. La Spa, con il suo consulente legale Andrea Pericu (nome importante perché appartiene all’ex sindaco di Genova) per ha chiesto anche di commissariare l’ente che dovrà decidere se fare gara e gestirla. Richiesta fatta alla Regione dove il peso di Iren è enorme.

E si sa anche che Capacci non è mai stato dolce nei confronti di Rivieracqua anche in consiglio provinciale. Nel frattempo Pietro Mannoni, segretario provinciale del Pd, ha già fatto un passo indietro: “Ho lasciato Amat e non ho alcun ripensamento”.