Tra 2016 e 2017 aumentano dell’8,1% i liguri residenti all’estero, soprattutto giovani con alto titolo di studio
È quanto emerge Rapporto della Fondazione Migrantes della Cei presentato questa mattina a Roma
Liguria. Da sempre i liguri sono emigrati in tutto il mondo ma se in origine erano per lo più imprenditori e avventurieri in cerca di fortuna, oggi sono soprattutto i giovani laureati che qui non trovano lavoro. Non è una novità: le cronache sia locali che nazionali sono colme di storie di ragazzi che fuggono dal Bel Paese in cerca di un luogo capace di offrire loro quell’impiego atto a valorizzare talento e ambizioni personali. A confermarlo è oggi anche il Rapporto della Fondazione Migrantes della Cei, presentato questa mattina a Roma, secondo il quale tra il 2016 e il 2017 il numero dei residenti liguri all’estero iscritti all’Aire è aumentato dell’8,1%.
Nel dettaglio, nel 2016 hanno lasciato la Liguria 2.700 persone, di cui 1.174 femmine e 1.526 maschi. L’anno successivo sono state invece 2.919, di cui 1.332 femmine e 1.586 maschi, quelle che hanno scelto di prendere dimora in una località straniera.
A motivare le migrazioni è quel fenomeno definito “mobilità da spinta” che Migrantes nel suo report introduce così: «Oggi, nello stato generale di recessione economica e culturale in cui purtroppo ci si ritrova, la migrazione per gli italiani in particolare è diventata una valvola di sfogo, ciò che permette di trovare probabilmente una sorte diversa rispetto a quella a cui si è destinati nel territorio di origine. Così intesa, la mobilità – come stiamo registrando da ormai diversi anni – diventa unidirezionale, dall’Italia verso l’estero, con partenze sempre più numerose e con ritorni sempre più improbabili. E la questione non è tanto quella di agire sul numero delle partenze – anche perché nel mondo globale la libertà di movimento, il sentirsi parte di spazi più ampi e di identità arricchite è quanto si sta costruendo da decenni – ma piuttosto di trasformare l’unidirezionalità in circolarità in modo tale da non interrompere un percorso, continuo e crescente, di apprendimento e formazione, da migliorare le conoscenze e le competenze mettendosi alla prova con esperienze in contesti culturali e professionali diversi, tenendosi aggiornati e al passo con il mondo che cambia».
Ma quali sono le destinazioni che i liguri insieme agli altri italiani scelgono per l’espatrio? Secondo il report, Regno Unito, Germania, Svizzera, Francia, Stati Uniti d’America e Spagna sono i paesi che nel 2015 hanno assorbito, nel complesso, il 65% del totale delle cancellazioni di italiani per l’estero (66.664 su 102.259 in termini assoluti). Oltre alla conferma delle destinazioni più tradizionali e di quelle più recenti, ma che da qualche anno sono annoverate nella graduatoria delle prime venti destinazioni, come Cina e Romania, emerge anche una nuova propensione a migrare verso gli Emirati Arabi Uniti, con un aumento, degli italiani emigrati tra il 2014 e il 2015, di circa il 20%.
Quanto all’identikit dei migranti italiani, oltre la metà ha un titolo di studio mediamente alto (58,8%) e proviene per circa il 35% dal Nord Ovest, il 18% dal Nord Est, il 29% dal Centro e il 18% dal Mezzogiorno. È interessante osservare che la distribuzione per età presenta due picchi: uno in corrispondenza delle classi più giovani (da 0 a 9 anni si concentrano il 13,5% dei flussi) e l’altro in corrispondenza delle classi di età attiva (da 22 anni a 54 si concentra il 77% degli emigrati italiani), che mette chiaramente in evidenza che si tratta di una migrazione per ricongiungimenti nel primo caso e per lavoro nel secondo.
Continua la tendenza degli italiani ad emigrare anche verso paesi africani, in particolare Tunisia e Marocco (551 e 514 nel 2015, per entrambi, circa lo 0,5% sul totale). Il numero di individui emigrati in questi paesi ha fatto registrare, nel 2015, un incremento di circa il 25% rispetto al 2014. Tale situazione potrebbe essere dovuta ad una migrazione di ritorno di naturalizzati o potrebbe essere legata al fenomeno delle sun migration, caratterizzato dal trasferimento da parte di individui ritirati dal lavoro, in paesi del Sud del mondo, tra i quali il Maghreb.
In generale, l’analisi della struttura per età mette in evidenza che a espatriare sono in particolare i giovani (circa il 41,3% nella fascia di età 25 39 anni), mentre la percentuale di ultracinquantenni si attesta sul 14,9%.