Processo “voto di scambio light” di Diano Marina, in aula ascoltato l’ex sindaco Basso: “Ignorati gli ordini dai calabresi”

23 ottobre 2017 | 14:49
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Processo “voto di scambio light” di Diano Marina, in aula ascoltato l’ex sindaco Basso: “Ignorati gli ordini dai calabresi”

In tribunale passano sotto la lente i presunti intrecci tra politica e affari illeciti

Diano Marina. Nuova udienza al processo sul cosiddetto “voto di scambio light” che vede imputati il sindaco Giacomo Chiappori, il vice Cristiano Za Garibaldi, l’ex assessore Bruno Manitta, l’ex assessore Francesco Bregolin, l’amministratore unico di Gm Domenico Surace, il padre di quest’ultimo, Giovanni e l’ambulante Giovanni Sciglitano.

Oggi sono stati ascoltati l’ex sindaco Angelo Basso e la figlia avvocato Angela Basso. Il primo aveva ricevuto una telefonata dall’ex vicesindaco Rudy Leone per capire i rapporti tra alcune famiglie calabresi e i candidati di lista poi eletti in Comune. “Io non ho mai ceduto a ricatti, non mi sono mai venduto la poltrona sindaco e ho sempre difeso la mia dignità e non ho mai preso ordini da calabresi e da nessun altro”. Ma Basso ha anche parlato della Gm ora presieduta da Surace: “Più volte ho chiesto se l’attuale presidente avesse i requisiti idonei per assumere questo incarico che devono rispettare per legge: onorabilità, professionalità, autonomia e indipendenza. Non ho mai ricevuto risposta tanto che ho denunciato la vicenda sia alla prefettura che alla procura”. L’ex sindaco a proposito degli utili della società ha spiegato: “Abbiamo optato per fare investimenti che di fatto ammontano a quasi sei miliardi di vecchie lire creando quindi un’azienda che oggi è in grado di produrre utili”.

La figlia Angela Basso, invece, è stata ascoltato perché aveva ricevuto un messaggio sulla chat di Google dall’attuale consigliere comunale Davide Carpano che aveva come oggetto sempre i rapporti tra le famiglie calabresi e l’amministrazione e in particolare la richiesta di spostare un banco sul mercato settimanale di Diano. Vicenda questa già saltata fuori nella precedente udienza.

La volta scorsa era stato ascoltato un ispettore di polizia, Maurizio Toso ed erano spuntate le intercettazioni della squadra mobile della questura di Imperia. Erano emersi gli intrecci tra affari e politica e i presunti rapporti con le famiglie legate alla malavita organizzata. All’ispettore di polizia era stato chiesto se la famiglia Surace (Domenico Surace è l’attuale presidente della Gm Spa) avesse rapporti con la criminalità organizzata? “Ci sono stati contatti telefonici o incontri con affiliati alla ‘ndrangheta?  Ha domandato l’avvocato Roberto Trevia. “Quello che posso dire che c’era un chiosco locato dalla Gm condotto da una famiglia che aveva contatti con la malavita organizzata, ma altro non posso dire perché non sappiamo”. L’avvocato di Surace, Trevia, ha anche ricordato in aula che tra il 2002 al 2011 si era registrato un incremento del passivo nella conduzione della Spa di 215 mila euro, poi via via ridotto.

Durante l’udienza precedente sono spuntate anche le conversazioni tra Surace, Manitta, Bregolin e Za Garibaldi. L’ispettore di polizia,  nel corso della sua deposizione, ha ricordato che “era stato creato un gruppo ristretto di persone tra amministratori che è stato seguito e  intercettato. Non ci risulta che il sindaco Chiappori avesse  partecipato. Quando c’erano delle problematiche s’incontravano andando a mangiare la pizza. Si preoccupavano di risolvere la situazione”, ha riferito l’ispettore della squadra mobile.

Si è parlato anche di bancarelle spostate da una parte all’altra del mercato. Un riferimento chiaro alla famiglia Sciglitano, uno dei membri è finito sotto processo. “Sulla vicenda c’era stato poi un colloquio tra Carpano e Chiappori”, ha detto a questo proposito Il sottufficiale.

Sui presunti intrecci tra malavita e politica l’accusa aveva sostenuto che il peso delle famiglie calabresi nelle elezioni amministrative era di almeno  500 voti. Secondo l’avvocato Trevia invece il peso era inferiore “era di almeno 200 voti”. Si è cercato insomma di capire se sulle elezioni di Diano ci fosse stata o meno una influenza da parte di Surace. “Ma non è mai stata accertata una influenza concreta”, ha riferito l’ispettore.

E’ spuntata fuori anche una telefonata intercettata il 29 aprile 2012 alle 18.18 tra Americo Pilati, presidente di Federalberghi e Domenico Surace, presidente della Gm. Pilati si lamentava del consigliere Carpano e del sindaco sulla organizzazione dello spettacolo dei fuochi d’artificio. Va anche precisato che Surace, era al di fuori dell’amministrazione comunale, e quindi non avrebbe avuto alcun peso politico in questa vicenda tanto da poter convincere l’amministrazione a correre ai ripari su scelte e programmazione.

Sia il pm Bogliolo che i difensori hanno rinunciato alla testimonianza dell’ex segretario Germanotta.