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Processo Maragliotti, i genitori in aula: “Abbiamo visto morire nostro figlio Matteo”

9 ottobre 2017 | 11:34
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Processo Maragliotti, i genitori in aula: “Abbiamo visto morire nostro figlio Matteo”

Imputata di omicidio colposo per fatti del 2013 il medico curante

Imperia.“Ho visto mio figlio morire senza poter fare nulla. Tutto era iniziato da un mal di testa”. È il drammatico racconto fatto in tribunale da Franco Maragliotti, padre di Matteo, il quindicenne morto all’ospedale quattro anni fa all’ospedale di Sanremo.

Sul banco degli imputati c’è il medico curante Roberta Thomatis accusata di omicidio colposo. Il processo è quello relativo al dramma di Matteo Maragliotti. A costituirsi parte civile i genitori e il nonno Vincenzo di Matteo Maragliotti.

“Quella sera aveva un gran mal di testa ed era seduto sul divano di casa. Volevo portarlo al Gaslini tanto che aveva chiesto l’auto al vicino, ma la dottoressa mi aveva consigliare di andare a Sanremo. Per la morte di mio figlio l’Asl mi aveva offerto un risarcimento di 165 mila euro sostenendo che avevano il 20% di responsabilità (tesi confermata anche dalla moglie in aula). Avevo presentato una denuncia ai carabinieri un anno e mezzo dopo perché nessuno aveva avviato un’indagine d’ufficio”, ha detto rispondendo in aula alle domande del pm e dei legali. In aula è stata ascoltata anche la mamma di Matteo, Sabrina Bonfadelli: “Aveva una forte alitosi e quindi avevamo deciso di farlo visitare dal medico che lo aveva trovato in buone condizioni. Mi aveva prescritto una pasta dentifricia disinfettante. Matteo era poi partito per uno stage di hip hop a Riccione e la situazione non era cambiata. Aveva mal di testa e febbre e gli era venuto anche un grosso gonfiore ad un occhio. Abbiamo sempre avuto fiducia di quello che ci diceva la dottoressa, ma le cose non sono mai cambiate. Un giorno ero al lavoro quando mio marito mi chiamò per dirmi che era caduto dal letto. Mi ero precipitata a casa ed eravamo andati prima a Imperia e poi a Sanremo. Era stato ricoverato nel reparto di malattie infettive, aveva lo sguardo fisso nel vuoto, rispondeva a gesti, tremava. Era completamente assente. Sono stati attimi drammatici. Lo avevano trasferito in rianimazione. Hanno cercato di ventilarlo, ma era rimasto per troppo tempo senza ossigeno e ci avevano spiegato che non c’erano speranze”.

Il giovane, secondo l’accusa, era morto per una infezione celebrale non diagnosticata. Nel mirino è finito il medico curante di Matteo tanto che erano state acquisite dalla Procura le cartelle cliniche e interrogati numerosi testimoni; la perizia del medico legale incaricato dal magistrato ha avuto il compito di individuare eventuali imperizie di coloro che avevano seguito il caso dello studente imperiese.

L’ipotesi accusatoria è che la gravità delle condizioni di Matteo sia stata sottovalutata che il caso sia stato trattato con superficialità, evitando ad esempio, nonostante il sintomo principale accusato dal ragazzo fosse un fortissimo mal di testa, di sottoporlo ad una Tac. La denuncia presentata ai carabinieri che ha fatto scattare l’inchiesta era stata presentata dai genitori di Matteo circa un anno dopo la morte del ragazzo.

In quel lasso di tempo l’infettivologo genovese Enzo Profumo, su incarico degli stessi genitori, aveva eseguito una perizia. Risultati che sono finiti nel fascicolo della Procura di Imperia.

Secondo quanto era emerso dall’autopsia all’origine dell’infezione ci sarebbe stata una forte sinusite, che avrebbe iniziato a manifestarsi un mese e mezzo prima del decesso, con il mal di testa come sintomo principale.

Al reparto di malattie infettive di Sanremo, Matteo era stato portato dopo essere transitato ancora una volta dal pronto soccorso di Imperia. Il ricovero era durato solo poche ore: nella notte, le sue condizioni si erano aggravate, l’infezione aveva camminato inesorabilmente. Raggiungendo il cervello. Il quindicenne era entrato in coma. Era stato portato in Rianimazione. Ma il suo cuore, nonostante i tentativi dei medici, aveva smesso di battere. Nella prossima udienza del 27 novembre verranno ascoltati i consulenti della difesa e della parte civile, specialisti e medici legali. Ma in udienza sarà interrogata anche l’imputata.