Presunta gestione occulta della “Coffee Time”, assolti Ingrasciotta, la figlia e Milone

“Il fatto non sussiste”
Imperia. Dopo circa 6 anni è giunto a conclusione il processo che vedeva al banco degli imputati Giovanni Ingrasciotta, l’ex titolare della societa’, la figlia Alessandra e l’ex dipendente, Robertino Milone, quest’ultimo attuale proprietario.
Ebbene il giudice Anna Bonsignorio ha sentenziato che il fatto non sussiste e pertanto sono stati assolti tutti e tre gli imputati. Gli inquirenti ritenevano che Ingrasciotta avesse venduto l’azienda Coffee Time alla figlia e che quest’ultima l’avesse rivenduta all’ex dipendente, per eludere l’adozione di misure patrimoniali antimafia nonchè provvedimenti interdittivi a stipulare contratti con la pubblica Amministrazione.
Tutto falso e pertanto oggi è arrivata l’assoluzione. Ingrasciotta e la figlia sono stati difesi dall’avvocato Giulio Bettazzi, mentre Milone da Lorenzo Rovere.
Ed proprio l’avvocato Bettazzi a dire che: “Ci si permette di ricordare che l’accusa di interposizione fittizia di persona con violazione delle norme antimafia (ossia di aver ceduto le quote della Società Coffee Time alla figlia Alessandra e poi che quest’ultima avesse ceduto, sempre fittiziamente, l’amministrazione della Società al Signor Milone) è all’origine di tutte le vicende riguardanti quella che era una importantissima realtà locale di Sanremo. Con questa accusa la COFFEE TIME è stata sequestrata e, successivamente, è fallita. A causa di questa accusa 25 famiglie e la stessa famiglia del Signor Ingrasciotta si sono ritrovate, da un giorno all’altro, senza reddito. Con questa assoluzione, finalmente, è stato accertato e accettato che il Ingrasciotta non aveva ceduto le quote della Società alla figlia, così come quest’ultima non aveva successivamente ceduto la rappresentanza della Società stessa, per eludere la legge ma, solo, perché gli era stato suggerito dall’allora Prefetto DI MENNA, al solo fine di conservare un lavoro per quelle 25 famiglie, come confermato dallo stesso Prefetto sentito quale testimone. E alla luce di questa sentenza, non si può fare a meno di pensare a quelle persone che hanno perso il lavoro e alla stessa città di Sanremo che ha perso una importante realtà imprenditoriale. Perché risulta, oggi, certo che quella Società non era a rischio di infiltrazione mafiosa e che è stato un gravissimo errore portarla al fallimento. Le sentenze si rispettano tutte e si valutano solo dopo il deposito delle motivazioni (la Dott.ssa Bonsignorio si è riservata 90 giorni) ma non si può nascondere la felicità odierna di Ingrasciotta che ha visto, oggi, premiata la sua tenacia nel difendere le scelte di allora”.