#HolaDemocràcia, Barcellona sogna l’indipendenza dalla Spagna, il racconto di una lunga giornata di voto e di libertà
Nel fine settimana in cui la Catalogna ha dichiarato la propria indipendenza da Madrid, la testimonianza di Andrea Di Blasio a Barcellona per vedere da vicino un evento storico europeo e non solo
Barcellona. Trovarsi a Barcellona nel bel mezzo di una “rivoluzione” pacifica, una lezione di civiltà e democrazia, giovani, anziani, donne, uomini, bambini, una nazione, un popolo che è sceso in piazza a manifestare un desiderio, una volontà, da esprimere non con la violenza ma con una delle forme di democrazia più belle: il voto.
Ho voluto così assistere in prima persona a questo fatto storico importantissimo, non solo a livello spagnolo ma europeo. In quasi quattro giorni di permanenza a Barcellona sono stati tanti i fatti accaduti e che stanno accadendo ora.
Come è stato trovarsi nel bel mezzo di un “colpo di stato?”
“Prima di partire dall’Italia avevo una concezione frammentaria di quanto stava avvenendo in Catalogna, un voto che reputavo più una messinscena che altro. Colpo di stato fino ad un certo punto, non penso sia il termine esatto, nei confronti del popolo catalano, forse sono gli spagnoli che usando metodi repressivi, come lo sgombero di scuole occupate pacificamente da gruppi di persone e non certamente da anarco insurrezionalisti o quant’altro, o l’oscuramento della rete internet nella mattinata di domenica, il giorno del voto, forse per provare a nascondere le violenze della policia. A mio avviso i catalani hanno usato l’arma più forte, quella della non violenza e del voto. Vedere infatti file lunghissime di persone davanti alle scuole è stata la scintilla che mi ha fatto comprendere su quanto fosse importante l’ “1-O”.
Perchè il voto, perchè l’indipendenza?
“Parlando con la gente c’era una volontà di provare a cambiare le cose. Domenica mattina mi trovavo con Francisco, un anziano pensionato di Barcellona che mi ha accompagnato al seggio elettorale in cui votava la sindaca Ada Colau a La Sedeta e mi ha parlato di questo voto e dell’indipendenza come un’opportunità di libertà dalle politiche economiche troppo rigorose e spesso repressive dell’Unione Europea, della Germania e della stessa Spagna. Ma non tutti volevano votare, “Perchè dobbiamo votare per prenderci qualcosa che è già nostro?”, ha detto un tassista. E nel giorno prima del voto gli unionisti hanno manifestato contro l’indipendenza davanti al palazzo della Generalitat”.
Hai trovato un clima dittatoriale?
“No, però, ripeto, mi ha colpito molto l’oscuramento della rete internet, la difficoltà di connessione. Se uno stato non ha nulla da temere perchè limitare l’accesso al web? E su quanto successo la mattina di domenica con gli sgomberi violenti dei plessi scolastici la sindaca Colau ha puntato il dito contro il premier Rajoy, da come è comprensibile in questo video:
Che cosa ti ha colpito di questo referendum?
“Sono stati sicuramente momenti di grande unità tra le persone, tra questo popolo. I Mossos d’Esquadra la mattina dell’ 1-O non hanno sgomberato i seggi ed anzi, hanno sempre sostenuto i cittadini frapponendosi tante volte tra loro e la polizia, i pompieri ma soprattutto una Plaça Catalunya letteralmente invasa dalla gente che ha festeggiato il risultato del voto, sono immagini che porterò sempre con me”.
Gli italiani di Barcellona?
“Ho avuto modo di trovare diversi italiani, anche miei coetanei che sono andati via dall’Italia per via delle sue chiusure mentali e per la mancanza di opportunità che il nostro paese avrebbe potuto dare. Mi ha colpito moltissimo, fra i vari discorsi che possono fare due amici, due italiani all’estero, la lode dei mezzi pubblici di Barcellona, i quali sono funzionanti, a buon mercato, puntuali e le opportunità di lavoro che un giovane può avere, lo stato sociale e di tante altre iniziative che in Italia non si potrebbero fare. Poi è chiaro, non è tutto oro quel che luccica però c’è una marcia in più su tanti aspetti sociali”.