Giochi, Pastorino: “La nuova legge regionale è ancora in fase di stallo. A rischio 7000 posti di lavoro”

11 ottobre 2017 | 17:16
Share0
Giochi, Pastorino: “La nuova legge regionale è ancora in fase di stallo. A rischio 7000 posti di lavoro”

A meno di sette mesi dal termine della proroga, non si ha notizia di progetti di modifica

Liguria. «Quella legge sarà modificata. Se si è deciso cinque mesi fa di rinviarne gli effetti è proprio per cambiarne il testo». La giunta Toti tace sulle sorti della legge ligure antiludopatia, ma quella fatta ad Agipronews da Giorgio Pastorino, presidente Sts-Fit e rappresentante della Federazione Italiana Tabaccai per il territorio di Genova, è più di un’indiscrezione.

Al centro della vicenda, la parte della normativa che spegne le slot installate a meno di 300 metri da una nutrita serie di “luoghi sensibili” (scuole, luoghi di culto, ospedali, impianti sportivi, ecc). Il divieto scattava il 30 aprile scorso e di fatto coinvolgeva la quasi totalità degli apparecchi, ma a pochi giorni dalla scadenza la giunta ha deciso di congelare il provvedimento per un anno, placando la protesta degli operatori e rimandando le presumibili ricadute occupazionali.

A meno di sette mesi dal termine della proroga, non si ha notizia di progetti di modifica. Sono stati istituiti due tavoli istituzionali, uno coordinato dall’assessore alla Sanità Sonia Viale, un altro dall’assessore allo Sviluppo Economico, Edoardo Rixi, ma non si sono registrati passi avanti significativi. Nel frattempo, qualcosa è cambiato a livello nazionale: il Governo ha trovato un accordo con gli enti locali sul piano di riordino dei giochi, basato sul taglio del 35% delle slot e sul dimezzamento dei punti di gioco. Tempi e modi della riduzione saranno dettagliati entro il 31 ottobre da un decreto del Mef. «Il motivo dello stallo in Regione è proprio questo – spiega ancora Pastorino – Tutti aspettano questo decreto. In base a ciò che farà sapere il Governo, si saprà come riadattare la legge regionale. Nel caso il decreto tardasse ad arrivare, in Liguria si potrebbe anche arrivare a una seconda proroga».

L’attendismo della giunta suscita le critiche dell’opposizione. «Toti sperava che il Governo dettasse norme rigide sui giochi, sgravandolo dall’obbligo di dover prendere decisioni scomode – ha detto ad Agipronews Pippo Rossetti, consigliere regionale del Pd ed ex assessore nel periodo di presidenza di Burlando – Invece l’intesa raggiunta in Conferenza Unificata riconosce un forte ruolo agli enti locali e ora il governatore non sa come uscire dall’impasse. Una nuova proroga salva-slot lo metterebbe in difficoltà con alcuni comuni importanti, come Genova e Savona, nei quali sono in vigore da tempo ordinanze restrittive sui giochi».

Il taglio di slot e punti di gioco – A prescindere dall’eventuale modifica della legge antiludopatia, la riduzione di punti di gioco e apparecchi nella Regione sarà sensibile, a causa delle decisioni prese dal Governo e ratificate in sede di Conferenza Unificata. Entro il 30 aprile 2018 le slot in esercizio passeranno dalle attuali 10700 a circa 7100, con un taglio di circa il 35%. Previsto anche, come in ogni regione d’Italia, il dimezzamento dei punti di gioco. Secondo dati del 2016, in Liguria sono stati spesi in giochi (al netto delle vincite) circa 483 milioni, la maggior parte dei quali (297 milioni) riguardano slot e Vlt.

Le ricadute occupazionali – La riduzione dell’offerta di gioco non potrà che avere conseguenze sul livello occupazionale del settore. In Liguria, secondo l’associazione di gestori slot Astro, sono in attività 2595 esercizi (bar e tabacchi) che vivono in buona parte grazie all’offerta di gioco, con 5200 addetti. Inoltre, ci sono 110 sale dedicate (maggior parte scommesse, ma anche bingo), con 710 addetti. Al quadro vanno anche aggiunte 90 imprese che si occupano di gestione e manutenzione di slot per conto dei concessionari (con quasi 950 tra addetti, agenti e impiegati) e 2 imprese di costruzione e distribuzione delle macchine (circa 50 occupati). In totale, circa 7000 posti di lavoro messi potenzialmente a rischio dal taglio di apparecchi e punti vendita.