Fungaiolo ucciso a Bardineto, i Verdi: “Basta con le tragedie e la caccia che provoca danni ambientali”

24 ottobre 2017 | 13:14
Share0
Fungaiolo ucciso a Bardineto, i Verdi: “Basta con le tragedie e la caccia che provoca danni ambientali”
Fungaiolo ucciso a Bardineto, i Verdi: “Basta con le tragedie e la caccia che provoca danni ambientali”
Fungaiolo ucciso a Bardineto, i Verdi: “Basta con le tragedie e la caccia che provoca danni ambientali”

Secondo Castellazzi: “La caccia al cinghiale non ne riduce il numero, ma lo fa aumentare”

Bardineto. “Basta con la caccia”. Sono in molti a dirlo dopo la tragedia di Bardineto, in cui un colpo sparato dal 25enne Luigi Maule contro un cinghiale ha raggiunto per errore e ucciso il 58enne Roberto Viale. Tra chi si schiera contro l’attività venatoria c’ anche il portavoce dei Verdi savonesi, Gabriello Castellazzi.

“La tragedia di Bardineto si somma a quelle registrate durante la scorsa stagione venatoria: in Italia 12 morti e 68 feriti – rivela Castellazzi – negli ultimi cinque anni 115 morti e 420 feriti (circa il 20% non cacciatori). In un paese civile tutto questo non deve accadere. La caccia non è uno sport, non è un hobby, è una passione pericolosa per l’uomo e per l’ambiente che causa danni irreversibili a fauna e avifauna, inquinamento da piombo e altro”.

“Di fronte al disastro ecologico dei mesi scorsi (127 mila ettari di vegetazione distrutta dal fuoco) – prosegue – lo stesso ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha chiesto alle Regioni di sospendere la caccia a fauna e avifauna stremata da roghi e siccità: consiglio ignorato perchè gli animali non contano nulla, contano gli interessi degli armieri e i voti dei cacciatori. La scusa di consentire la caccia per limitare gli ungulati non regge alla prova dei fatti: dopo anni di intensa attività venatoria i cinghiali sono ancora aumentati”.

“E’ auspicabile che il mondo agricolo, vitale per la nostra sopravvivenza, analizzi fino in fondo tutti gli aspetti del problema – insiste Castellazzi – Tutti sanno che i cinghiali erano praticamente scomparsi agli inizi del secolo scorso, ma sono stati reintrodotti in Italia proprio per favorirne la caccia e oggi la loro presenza è di circa un milione di capi. Il problema è stato analizzato da diversi studiosi, sia in Italia che nel resto d’Europa. I risultati di questi studi sono volutamente ignorati, ma vogliamo ripeterli ancora una volta:

I cinghiali vivono in gruppi di sole femmine, insieme ai piccoli dell’anno. Questi gruppi vengono chiamati “compagnie” e nel loro ambito esiste la sincronizzazione dell’estro (periodo in cui la femmina è ricettiva all’accoppiamento): tutte le femmine di una “compagnia” vanno in estro nello stesso momento e per conseguenza anche i parti delle femmine, della stessa compagnia, avvengono in un breve periodo di tempo. Quando le nascite sono così regolate le femmine hanno in genere una sola gravidanza all’anno, iniziando dal secondo anno di vita.
Quando i cinghiali sono pesantemente cacciati le “compagnie” si disperdono, le femmine vengono fecondate già nel primo anno di vita e tendono ad avere due gravidanze all’anno (la madre partorisce in media una decina di piccoli) e le popolazioni di cinghiali si accrescono invece di diminuire, così come i danni da loro causati all’agricoltura.

I ricercatori cui facciamo riferimento sono: Prof. Carlo Consiglio – Docente di Zoologia presso l’Università La Sapienza, il Prof. Luigi Boitani -Docente di Ecologia Animale, la Prof. Sabrina Servanty – Dipartimento Haute Marne in Francia, il Biologo ungherese Vilmos Sanji, il Dott. Silvano Toso ex-direttore ISPRA, il Prof. Josef Reicholf.

“La caccia non può essere divertimento – concludono i Verdi – e di fatto porta solo sofferenza”.