Fallimento Imperia Calcio, il pm chiede la condanna di Montali a tre anni di reclusione

12 ottobre 2017 | 11:36
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Fallimento Imperia Calcio, il pm chiede la condanna di Montali a tre anni di reclusione

La fine della società risale al luglio 2009, indagava la guardia di finanza

Imperia. Il processo è quello che riguarda il caso complesso della gestione dell’Us Imperia Calcio 1923 quando i presidenti erano Gianfranco Montali e Bruno Paparella. Sono imputati per il fallimento della società nerazzurra in un periodo difficile del mondo del calcio nel 2009 che ha comportato un danno all’Erario di un milione e seicentomila euro. Il pubblico ministero Alessandro Bogliolo ha definito “confusa la gestione societaria che poi hanno portato al fallimento. Mancano poi i bilanci del 2008 e 2009″. Per il pm Bogliolo “Paparella era una testa di legno dei vertici societari che era arrivato dopo fino al fallimento”. Per Montali ha chiesto tre anni di reclusione. Assoluzione per Paparella.

Un processo che si basa soprattutto sulle indagini e le verifiche contabili eseguite dalla guardia di finanza, ma anche su quanto ricostruito dal curatore fallimentare Giuseppe Musso che in una udienza precedente aveva ripercorso la storia della società quando la squadra era in serie C, in D e poi in Eccellenza con i vari passaggi dei presidenti da Durante alla famiglia Montali passando da Franzoni e Buzzetti. “Dal maggio 2008 – aveva precisato Musso –ormai la società era ormai sull’orlo del fallimento anche perché non c’erano i soldi neppure per garantire le trasferte. Si è poi arrivati al fallimento nel 2009. La ricostruzione contabile è stata difficile perché mancavano i bilanci dopo la gestione Piro. Direi fino al 2006. E già allora c’erano stati dei problemi nella gestione con costi importanti per la società. Solo per l’anno successivo era stato ancora possibile ricostruire il patrimonio dell’Imperia. Nessuna traccia della contabilità relativa al 2008. Ho trovato enormi difficoltà nella mia ricerca. I creditori vantano almeno 150 mila euro, ma il debito nei confronti dell’Erario ammonta a un milione e mezzo di euro”.

Musso aveva anche definito che “la contabilità, attraverso l’analisi della documentazione ottenuta, non era assolutamente attendibile”. Spunta anche un immobile di Porto Maurizio venduto all’Imperia Calcio per 85 mila euro. Ma era emerso anche un altro atto notarile d’acquisto e l’immobile era stato rivalutato per 120 mila euro. Quindi ultimo atto della storia venne rivenduto per una cifra pari a 175 mila euro. Doveva servire per coprire i buchi di bilancio. Ma è anche emerso che negli anni 2003/2004 non avevano presentato alcuna dichiarazione dei redditi ed erano emerse delle irregolarità anche nella gestione del libro giornale. “Documenti tenuti in modo spartano. Era una amministrazione di evasori totali”, aveva sottolineato il sottotenente Gino Marzola che la volta precedente in aula aveva anche ricostruito l’attività investigativa delle fiamme gialle. Ma c’erano anche pagamenti in nero per i giocatori “Tanto è vero che abbiamo sentito anche i calciatori”, ha aggiunto il sottufficiale.